lunedì 24 dicembre 2012

Se Ingroia ci sta, io non ci sto !

La cricca dei magistrati prestati al circo politico (De Magistris, Di Pietro ed ora anche Ingroia e Grasso) ci ha disgustato !
Scusate se è poco.


A proposito dell'ultimo arrivato (sapreste spiegare davvero in parole povere cosa sia mai il "movimento arancione" ? De Magistris e il PD a Napoli non sono "pappa e ciccia" ? ), non possiamo esimerci dal far notare che quando qualcuno piega la lotta alla mafia ad una questione "di parte" infligge un colpo pesante alla credibilità ed all'efficacia della lotta alla mafia. 
Quando poi qualcuno usa la lotta alla mafia addirittura per costruire una sorta di "partito", la svilisce e la indebolisce in modo ineluttabile. 
Quando qualcuno pensa e si muove in queste direzioni significa solo che non ha compreso cosa sia la lotta alla mafia. Forse pensa anche di farla ma non si rende conto dei danni che produce. 
Ma siamo in Italia e comprendere che la Legalità, e così la lotta alle mafie, deve (DEVE) essere questione “pre-politica”, indipendentemente da ogni schieramento e mai viziata di strabismi, e quindi  una normale e doverosa azione quotidiana, trasversale ai movimenti ed ai partiti, perché questione sociale, culturale, di civiltà, pare essere impossibile.

Dalla notte dei tempi il primo attacco alle indagini antimafia è che vengono portate avanti per "interessi politici" e solo per "questioni politiche". La stessa "accusa" è mossa a chi fa attività contro le mafie a livello civile, sociale. Se lo fai è perché vuoi che vinca questo o quello alle elezioni. Questa campagna, questo "teorema", costante indebolisce l'attività antimafia, sia qualla civile sia quella delle indagini della magistratura. Getta sospetto e discredito nell'opinione pubblica. 
Se non facesse effetto avrebbero abbandonato questa "campagna" da tempo... Ma il "teorema" dà sempre buoni frutti. Non sono idioti quelli che lo usano ! 
Ed invece di dimostrare, con i fatti, con la normalità dell'azione quotidiana, con un "apparire", oltre che con l'essere, indipendenti da ogni "simpatia" o "antipatia" politica, sia i movimenti antimafia sia, sempre di più, ormai, alcuni magistrati, sembrano voler avvalorare tale "teorema". 
Ed il bello è che tutti, proprio tutti, sono cansapevoli di quanto siano importanti, diciamo pure fondamentali, gli "esempi" che si danno... Ma niente, si devono dare pessimi esempi, sempre nuovi, rinnovandoli, così che i fautori del "teorema" possano continuare ad usarlo a discapito della credibilità (necessaria) della lotta alle mafie.

Antonio Ingroia già autodefinitosi "partigiano della Costituzione", già ci aveva deluso con la sua decisione di mollare tutto e andarsene in Guatemala.

Ora ci fa sapere che "ci sta".
A che cosa?
Abbiate il coraggio di chiederlo ad Ingroia.
In questo Paese i colpi più pesanti alla credibilità della lotta alla mafia continuano a giungere dall'Antimafia.

Personalmente, se si cita l'io ci sto di Ingroia, io mi domando: ma si ritrova un minimo di rispetto per il "simbolo" che hanno adottato, Paolo Borsellino??? Niente, non ce l'hanno. Ebbene, 
1) Paolo Borsellino si è sempre guardato dal "farsi parte" politica, e dal farsi strumentalizzare. 
2) Paolo Borsellino aveva un'idea ben precisa, politicamente, ma non ha mai cercato di usare il suo ruolo e le sue indagini per costruire consensi a questo o a quel partito in cui personalmente credeva; 
3) Paolo Borsellino non ha mai detto mezza parola di ciò che era materia delle sue inchieste per "gioco" elettorale; 
4) Paolo Borsellino quando qualcuno lo candidò alla Presidenza della Repubblica si rifiutò categoricamente di accettare e dimostrò cosa significa essere un magistrato che vuole fare il magistrato, cioè affermò concretamente che la lotta alla mafia non può essere in nessun modo piegata e svilita, strumentalizzata e usata
e che un magistrato deve anche apparire, oltre che essere, autonomo ed indipendente.

Rosanna Carpentieri

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