venerdì 4 gennaio 2013

Sul rogo del capannone Barletta sono state dette troppe falsità, dice Carpentieri


I danni alle persone ed all'ambiente sono molto gravi ed il Sindaco 

non può dare risposte superficiali o omissive in Consiglio comunale





Dalla coordinatrice del Comitato "Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia" Rosanna Carpentieri, riceviamo e pubblichiamo.

Il 27 novembre 2009 è stata una giornata storica e campale per la vita democratica del Comune di San Giorgio del Sannio. Dopo decenni di consigli mattinieri finalmente si ha una civica assise in orari pomeridiani.
All'apertura del dibattito l'attenzione si focalizza sulle verbalizzazioni delle sedute da parte del segretario comunale, ritenute dall'opposizione, latu sensu "infedeli" o comunque omissive: il riferimento esplicito è all'ultimo turpiloquio del vice sindaco Claudio Ricci e agli apostrofi che vengono per prassi rivolti ai consiglieri di minoranza, l'uso di espressioni sconvenienti ed offensive, vietate dallo stesso Regolamento del Consiglio comunale e di cui non risulta traccia e si fa bianchetto nelle trascrizioni.
Di qui l'esigenza di una registrazione delle sedute in diretta streaming con archiviazione in formato podcast, già richiesta a gran voce, il 19 ottobre, dal Comitato sangiorgese "Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia" e l'assunzione da parte del presidente del Consiglio comunale, dell'impegno a modificare il datato Regolamento, che peraltro, se non prevede, neppure vieta la registrazione.
Dopo la discussione dei punti all'ordine del giorno, tra cui alcuni scottanti, come i debiti fuori bilancio per le indennità di espropriazioni di terreni in via Manzoni ancora non pagate dal lontano 1980, arriva la grama ora delle interpellanze.
Tra queste, quella del consigliere di minoranza Giovino Carpenella avente ad oggetto: Inquinamento in località Cesine dopo l'incendio del 23 maggio 2009.
Quesiti dell'interpellanza a Sindaco, assessore all'Agricoltura e assessore all'Ambiente: 1) quali sono i documenti ufficiali che attestano l'assenza di sostanze inquinanti e quali altre sostanze che avrebbero potuto sprigionarsi dall'incendio sono state ricercate e quali sono i dati relativi ad esse; e, se non si è fatto il monitoraggio, cosa si aspetta a ricercarle; 2) se sono state fatte determinazioni di diossina sui prodotti di non immediato consumo, nei quali la sostanza tossica potrebbe accumularsi ed essere successivamente distribuita nella catena alimentare: (foraggi, grano, uva, olive).
Infatti, solo se si potrà ufficialmente dichiarare l'assenza della sostanza tossica nella catena alimentare sarà possibile commercializzare i prodotti, garantendo così la salute di chi li consuma, oltre che la legittima remunerazione di chi li ha prodotti.
La coordinatrice del Comitato "Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia" ed alcuni esponenti dello stesso hanno assistito ad una squalllida minimizzazione delle responsabilità del sindaco, che ha dato nuove prove di incapacità amministrativa e di spavalderia nei confronti dei soggetti deboli economicamente.
Proprio con riferimento all'importante interpellanza del consigliere di opposizione Giovino Carpenella, ci corre obbligo sfogliare il florilegio delle falsità che ha cincischiato Giorgio Nardone, in qualità di sindaco e di massima autorità sanitaria. Questi ha richiamato i verbali dell'Arpac numeri 380 e 382 del 29 maggio 2009, senza riferirne ed esplicitarne i risultati allarmanti sulla dispersione e la ovvia inalazione respiratoria di benzene e toluene, nonché sulle acque di spegnimento considerate non accettabili e tuttavia usate per scopi irrigui a contrada Fontana Isi e poi confluite nel torrente di San Nicola.
Con estrema superficialità, il sindaco ancora oggi farfuglia e fa fatica ad ammettere che già questi due verbali dell'Arpac lo inchiodano a gravissime responsabilità omissive, in quanto avrebbe dovuto disporre ordinanze precauzionali a tutela della salute pubblica e l'immediata evacuazione per inagibilità sanitaria dell’abitazione dell'unica famiglia coinvolta direttamente dall'incendio e scampata da morte per miracolo, lasciata invece con arrogante indifferenza, in mezzo a fiamme, roghi e fumi inquinanti e cancerogeni.
I "ritardini" (così ha l’ardire di qualificare la sua ignavia il sindaco il quale soffre evidentemente di una distorta percezione del tempo per cui i mesi sono giorni) sarebbero dipesi non da lui, ma dai meccanismi burocratici di Asl ed Arpac.
Ma di ciò non fornisce riscontro documentale. Nulla di più falso alla luce dei verbali Arpac del 29 maggio appena richiamati. Altrettanto dicasi per l'Asl che almeno sino ad agosto ha adempiuto il suo dovere istituzionale di prevenzione a suon di carteggio con il Comune e che auspichiamo quereli il sindaco per omissioni e diffusione di notizie false e tendenziose a carico dell'Asl.
Giorgio Nardone ha richiamato poi, a mo' di foglia di fico, il sequestro del capannone Barletta, lamentando che il Tribunale non ne ha comunicato al Comune il dissequestro (laddove era preciso onere del sindaco non starsene a braccia conserte ma riferire alla Procura delle legittime istanze e reiterate segnalazioni dei cittadini ) e che solo il 21 agosto da una nota dei Carabinieri apprendeva del rilascio del nulla-osta da parte della Magistratura per la rimozione dei materiali combusti.
A tal proposito, come chiunque può avvedersi, il sindaco ha dato un saggio magistrale delle sue stupefacenti cognizioni giuridiche-legali e dei suoi compiti istituzionali, propulsivi e sostitutivi.
In particolare ha dimostrato di ignorare che a termini di legge (Codice dell'Ambiente) sequestro probatorio, decreto di dissequestro e nulla osta sono cose distinte e separate ed un sequestro in corso non è ostativo ad una richiesta di nulla osta che il sindaco non ha mai inoltrato alla magistratura, nonostante la concomitante e grave emergenza igienico-sanitaria protrattasi dal 23 maggio sino agli inizi di settembre.
Continua a mentire quando si permette ancora di dire che ad agosto e solo ad agosto (dopo oltre tre mesi, sic!) viene offerta alla famiglia coinvolta dall’incendio una sistemazione alternativa e che la stessa non è stata accettata: nulla di più falso.
Si trattò di una sceneggiata notturna ad hoc, per evitare l'intervento dei Carabinieri del Noe, in quanto la sistemazione alternativa fu negata e smentita ai Carpentieri immediatamente, nell'arco di appena cinque minuti, da parte del delegato del Sindaco, il geometra Carolla. Del tutto può fornire prova anche l'Agriturismo "La Vecchia Torre", discrezionalmente prescelto.
Il sindaco poi continua a sostenere che i rifiuti organici erano all'interno del capannone e ciò ne avrebbe impedito la tempestiva rimozione. Falso: erano all’esterno del deposito, a cielo aperto ed in putrescenza sotto il sole estivo.
Il punto più controverso della sua autodifesa è il "giallo" delle diossine. Con espressione sibillina ed enigmatica il Sindaco afferma: "La diossina non è stata rilevata".
Cosa vuol dire? Che il monitoraggio da parte dell'Arpac non è stato eseguito? O che invece il monitoraggio c'è stato, ma dai test effettuati non sono emerse diossine?
In questa seconda ipotesi, i risultati dell'Arpac dove sono e perché non sono resi noti dal Sindaco a tutta la cittadinanza, con ufficiale comunicazione? Noi possiamo invece tranquillamente dimostrare con verbali dell'Arpac (veri o falsi che siano) che la stessa, sia pure con grave ritardo, ha posto la strumentazione per il rilevamento delle diossine nei terreni.
Dunque, esigiamo senza ulteriori peli sulla lingua, di conoscere dal Sindaco i risultati di queste indagini ambientali. Tutto il resto riferito dal sindaco, in merito all'interpellanza, sarebbe da barzelletta se non fosse che la tragedia è stata e resta immane sotto il profilo sanitario ed ambientale.
Alla domanda circa la regolarità urbanistica dei depositi di Barletta di cui alcuni in policarbonato ed altro in cemento precompresso, il sindaco risponde: il capannone era in piena regola, al punto tale che la ditta Barletta pagava la Tarsu (sic!).
Alla domanda degli interpellanti sul perché non sia stata invitata la Regione alla tardivissima conferenza dei servizi del 5 agosto ha risposto: la Regione non è stata invitata perchè “non c’era pericolo pubblico”, (sic!) cioè morti e feriti.
Infine, in conclusione, ai cittadini che gli hanno da tempo denunciato malesseri e chiesto di sottoporsi al dosaggio ematico delle diossine e ad altri indefettibili accertamenti sanitari con accollo preventivo delle spese, a cui non ha mai sinora risposto, facendo orecchio da "mercante Barletta", ha risposto - stavolta con toni altisonanti e piccati, diversi dal cincischìo pallido e assorto che aveva sino a quel momento connotato le sue non risposte - dicendo: "Deve pagare Barletta, perchè devo pagare io?"
Pertanto, secondo il sindaco di San Giorgio del Sannio, massima autorità sanitaria locale, anche la tutela del diritto alla salute, (come la regolamentazione della viabilità, il transito dei tir tra abitazioni) è una ennesima questione privatistica tra la famiglia Carpentieri e Barletta.
Il 2 giugno con l'istigazione indirizzata a Barletta ad eludere la sua ordinanza per consentirgli un'apertura contra-legem chi ha pagato il prezzo del reato? Non lui - ovvio - e neppure Barletta, ma tutti i commercianti sangiorgesi. Su un punto siamo effettivamente d’accordo: che il sindaco abbia fatto l’impossibile… come lui stesso dice.
Oltre il lecito ed il consentito, aggiungiamo noi. Ma non per la sua comunità, per tutti i suoi concittadini, ma esclusivamente per l’imprenditore Barletta. Finché gli è convenuto, ovviamente. Noi non baciamo le mani… "Don Giorgio!"

  
comunicato n.8760

Le dichiarazioni scandalose del direttore dell'Arpac Mataluni: 
Il benzene rilevato è  legato "all’inquinamento da carburante" e riconducibile alla presenza sul posto delle macchine operatrici dei Vigili del Fuoco.Sic !

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