sabato 23 marzo 2013

Benevento, il presidente dell' Asìa Lonardo, a processo per gravi reati



Lucio Lonardo,(in foto) presidente dell’ASIA di Benevento a processo per gravi reati. 
Il sindaco Fausto Pepe deve immediatamente revocargli l’incarico.


E' cominciato ieri, 22 marzo, presso il Tribunale di Benevento il processo a carico di Lucio Lonardo, presidente della Azienda Speciale di Igiene Ambientale del Comune di Benevento, rinviato a giudizio per aver minacciato di licenziamento il dipendente Giovanni Liberti anche al fine di costringerlo a rinunciare all’assistenza legale dell’avv. Sandra Sandrucci.
Liberti già nel 1993 veniva dichiarato dalla USL di Benevento idoneo a lavorare presso l’ASIA ma non a guidare automezzi a causa di grave deficit visivo, ma l’azienda lo utilizzava comunque per la conduzione di motocarri, fino a gennaio del 2011 quando il dipendente alla guida di un veicolo per la raccolta di rifiuti pericolosi, rimaneva vittima di un grave incidente.
Liberti, a seguito di intervento chirurgico per impianto di protesi alla colonna vertebrale, veniva dichiarato idoneo alla mansione di operatore ecologico ma non divieto di “sovraccarico biomeccanico all’arto superiore destro ossia sollevamento manuale di carichi superiori a sei chilogrammi”.
In altre parole, il lavoratore doveva essere utilizzato per mansioni che non comportassero eccessivo sforzo al braccio destro, ma l’ASIA gli impose addirittura di provvedere alla raccolta dei rifiuti con auto compattatore e cioè di utilizzare le due braccia per rimanere attaccato in piedi all’esterno di un grosso autocarro in movimento dal quale scendere e salire per caricare rifiuti molto più pesanti di quelli indicati dal medico aziendale.
Inevitabilmente Liberti finì di nuovo in ospedale e il suo legale, l’avv. Sandra Sandrucci, che è anche coordinatrice di Altrabenevento, diffidò il presidente della azienda Lucio Lonardo affinchè il lavoratore fosse utilizzato per attività compatibili con il suo stato di salute.
Per tutta risposta Lonardo minacciò di licenziamento del dipendente colpevole anche di avere scelto come legale di fiducia, l’avv. Sandrucci. 
A seguito di querela presentata a novembre 2011 da Liberti con l’assistenza legale dell’avv. Nunzio Gagliotti e della conseguente indagine condotta dal Sostituto Procuratore della Repubblica, Antonio Clemente, Lucio Lonardo è stato rinviato a giudizio per i reati previsti dagli articoli 56 e 610 del Codice Penale (tentata violenza privata) perché “con minacce prospettando anche la perdita del posto di lavoro ed altre pesanti conseguenze e contestandogli anche l’assistenza legale dell’avv. Sandrucci che dava fastidio, compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringerlo a recedere dalle richieste di tutela legale tra cui il rispetto del divieto di attribuzioni alle mansioni di guida di automezzi”.
Al termine della prima udienza il giudice Fallarino ha accolto la richiesta di costituzione di Giovanni Liberti come parte civile.
I fatti contestati a Lonardo sono gravissimi e lo rendono assolutamente incompatibile con il ruolo di amministratore di una azienda pubblica. 

Per questo motivo il sindaco Fausto Pepe, deve immediatamente revocargli l’incarico di Presidente dell’ASIA.

NOSTRO COMMENTO
I fatti gravissimi ascritti al personaggio nonchè  i particolari clamorosamente trash di cui la foto abbonda (abbigliamento stravagante di ispirazione "dittatore sudamericano", etc. ) evidenziano un cancro le cui metastasi si sono allargate in modo troppo invasivo: la cosa pubblica considerata come proprietà acquisita, i diritti spariti, una società morta moralmente, spesso inetta e incapace di reagire alla illegalità e al sopruso.
La società civile -appunto- è pronta ad un vero salto di qualità, a dire basta ad una serie di discussi personaggi e a ribellarsi al malaffare, a non essere più complice di tutto questo?
Finalmente, è vero,  non solo se ne parla ma qualcuno ha trovato il coraggio della denuncia !
Coraggio che però,per esempio non si trova ancora a San Giorgio del Sannio (BN)  per il "datore di lavoro" Barletta .
http://www.sanniotradizioni.it/news2011/datori_di_lavoro_ed_estorsione.htm

San Giorgio del Sannio - Datori di lavoro ed estorsione
Buste-paga "gonfiate": è perseguibile penalmente per "estorsione" il datore di lavoro che le impone. La Caserma di San Giorgio del Sannio non dorma nell'isola che non c'è!

È un fenomeno tristemente noto e diffuso a livello nazionale e locale (soprattutto sangiorgese) anche se nessuno sente il dovere di parlarne, quello dei datori di lavoro che obbligano i propri dipendenti a sottoscrivere buste paga “gonfiate”oppure che ovviano a tale espediente ricorrendo all'altro, ancora più deleterio e socialmente inaccettabile, di pagare la prestazione lavorativa con assegni "gonfiati" di cui circa la metà dell'importo va restituita in contante e al nero, al datore di lavoro, mediante un pactum sceleris imposto al dipendente.
A San Giorgio del Sannio questo reato sotto gli occhi di tutti ed elevato a prassi sistematica aziendale e a mezzo facile  di riciclaggio di danaro sporco, non viene assolutamente perseguito dalla polizia giudiziaria territoriale che ha nel luogotenente D'Alì il suo esponente responsabile ed il naturale referente della Guardia di Finanza.
Da oggi, però con la sentenza n. 1284/11 della seconda sezione penale della Cassazione i datori che si comportano in tal modo sono passibili di condanna per il reato di estorsione di cui all’articolo 629 del codice penale, se minacciando il licenziamento, impongono la firma di buste-paga superiori alla prestazione lavorativa effettivamente espletata.
I giudici hanno precisato che integra tale fattispecie delittuosa anche il caso in cui i lavoratori non si siano fatti intimidire e si siano rivolti ai sindacati e al giudice del lavoro, purché la condotta del datore tenda a coartare la volontà altrui mediante la paura.
Sulla scorta del consolidato principio giurisprudenziale (Cass. 36642/07, 16656/10, 656/09, 48868/09) secondo il quale: “integra il reato di estorsione la condotta del datore di lavoro che, approfittando della situazione del mercato di lavoro a lui favorevole per la prevalenza dell’offerta sulla domanda, costringa i lavoratori, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare la corresponsione di trattamenti retributivi deteriori e non adeguati alle prestazioni effettuate, e più in generale condizioni di lavoro contrarie alle leggi ed ai contratti collettivi” i giudici di piazza Cavour hanno ribadito quanto sostenuto dalla Corte d’Appello di Catanzaro che nel confermare la sentenza di condanna di un datore di lavoro da parte del Tribunale di Castrovillari aveva ritenuto che “per configurarsi il reato di estorsione è sufficiente che la minaccia sia tale da incutere una coercizione dell’altrui volontà ed a nulla rileva che si verifichi un’effettiva intimidazione del soggetto passivo” escludendosi che manchi l’elemento materiale della minaccia e lo stato di soggezione del lavoratore laddove di fronte alla condotta datoriale i lavoratori si siano comunque rivolti alle organizzazioni sindacali e al giudice del lavoro.
Perciò nella dormiente San Giorgio - isola che non c'è - il primo cittadino il sindaco Giorgio Nardone che da vincitore crede di "fare la storia" ed il pubblico ufficiale D'Alì della locale stazione Carabinieri abbiano almeno il buon gusto di dare l'esempio di boicottare i prodotti delle "grandi" realtà imprenditoriali locali di negrieri senza scrupoli, avvezzi a pratiche vessatorie e criminali avverso i propri dipendenti e, più in generale, ad escamotage fortemente antisociali ed in frode alla legge, a quella legge che deve essere uguale per tutti. O no?
Rosanna Carpentieri
Coordinatrice del Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia
(20.01.11 ore 11:00)




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