Purtroppo oggi ancora in moltissimi in Italia non hanno capito che il Muos non è un problema solo dei siciliani e non è un problema solo di salute. Nonostante il divieto della regione Sicilia i lavori a Niscemi continuano ... Anche questo è significativo del fatto che noi NON SIAMO assolutamente padroni a casa nostra... Chi si preoccupa di possibili e improbabili "dittature" dovrebbe aprire gli occhi e rendersi conto che la democrazia (se mai c'è stata) ce la siamo già giocata da tempo...
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Il MUOS di Niscemi, un’arma ambientale
Scritto da Antonio Mazzeo Venerdì 12 Aprile
A Niscemi
(Sicilia), all’interno di una riserva naturale (area SIC), sono in corso i
lavori di realizzazione di uno dei quattro terminali terrestri del MUOS
(Mobile User Objective System), il nuovo sistema di telecomunicazioni
satellitari della Marina militare degli Stati Uniti d’America.
Il MUOS dovrà assicurare
il collegamento della rete militare Usa (centri di comando, controllo e
logistici, le migliaia di utenti mobili come cacciabombardieri, unità
navali, sommergibili, reparti operativi, missili Cruise, aerei senza pilota,
ecc.), decuplicando la velocità e la quantità delle informazioni trasmesse
nell’unità di tempo e rendendo sempre più automatizzati e disumanizzati i
conflitti del XXI secolo. Con la conseguenza di accrescere sempre più il rischio
di guerra (convenzionale, batteriologica, chimica e/o nucleare) anche per un
mero errore di elaborazione da parte dei computer.
Il terminale
MUOS di Niscemi sarà costituito da tre
grandi antenne paraboliche del diametro
di 18,4 metri per le trasmissioni verso i
satelliti geostazionari con frequenze che
raggiungeranno i 31 GHz e da due trasmettitori di 149 metri d’altezza per il
posizionamento geografico con frequenze
tra i 240 e i 315 MHz. Un mixer di onde elettromagnetiche che penetreranno la ionosfera con
potenziali effetti devastanti per l’ambiente e la salute dell’uom o.
Originariamente il progetto era
stato previsto per Sigonella, la principale stazione aeronavale della Marina
militare Usa nel Mediterraneo alle porte di Catania. Poi fu deciso di dirottare
l’impianto una settantina di chilometri più a sud, nella stazione utilizzata dal
oltre vent’anni dal Pentagono per le comunicazioni con i sottomarini atomici in
navigazione negli oceani. A determinare il cambio di destinazione le risultanze
di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate dal MUOS che
accertò l’alto rischio che le emissioni potessero avviare la detonazione degli
ordigni ospitati a Sigonella. Ovviamente senza tenere assolutamente in
considerazione gli effetti del sistema sulla salute e la sicurezza delle
popolazioni che abitano nei pressi della base di Niscemi.
A denunciare
l’insostenibilità ambientale del MUOS e
le “gravi carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi ci ha pensato nel novembre 2011 il Politecnico di Torino, attraverso un report dei
professori Massimo Zucchetti e Massimo
Coraddu. “Con
la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un incremento medio
dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più vicine pari a
qualche volt per metro rispetto al livello esistente”, scrivono i due
ricercatori. “C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione
diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a
un errore di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a distanze
inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi dei
tessuti”.
Le onde
elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure sul traffico aereo nei cieli
siciliani e in particolare sull’aeroporto di Comiso, prossimo all’apertura.
“Il fascio di microonde del MUOS è senz’altro in grado
di provocare gravi interferenze nella strumentazione di bordo di un aeromobile
che dovesse essere investito accidentalmente”,
spiegano Zucchetti e Coraddu. “Gli
incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili distanti anche decine di
Km. sono eventualità tutt’altro che remote e trascurabili ed è incomprensibile
come non siano state prese in considerazione dagli studi progettuali. I rischi
d’interferenza investono potenzialmente tutto il traffico aereo della zona
circostante il MUOS. Nel raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso,
a poco più di 19 Km dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di
Sigonella e civile di Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a
52 Km e a 67 Km”.
Sigonella, tra l’altro, è oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e
decollo dei droni a disposizione delle forze armate Usa e
Nato.
Nonostante i
rilievi del Politecnico e in aperta violazione delle norme di
attuazione del Piano territoriale paesistico della riserva naturale “Sughereta”
di Niscemi entro cui ricade la base statunitense, l’1 giugno 2011 la Regione
siciliana ha autorizzato l’avvio dei lavori del MUOS. I cantieri hanno generato
sbancamenti di colline e sradicamenti della macchia mediterranea, sfregiando
irrimediabilmente un’ampia area classificata come zona A cioè
inedificabile. “L’entità delle trasformazioni in atto denotano una
gravissima manomissione dell’ambiente con l’aggravante di esplicarsi a dann o di
un’area protetta di interesse internazionale”, commenta amaramente il responsabile del Centro di
educazione e formazione ambientale di Niscemi, Salvatore Zafarana. “Ad
essere definitivamente compromessi sono alcuni lotti boscati di limitate
estensioni ma di indiscusso pregio naturalistico e
paesaggistico”.
Sui crimini ambientali
commessi ai danni della riserva, la Procura di Caltagirone ha aperto
un’inchiesta e, il 6 ottobre 2012, ha pure ordinato il sequestro dei cantieri
del MUOS. Dopo il ricorso dell’avvocatura dello Stato, il Tribunale di Catania
ha però annullato il provvedimento ordinando il dissequestro degli impianti.
D’allora diverse centinaia di cittadini di Niscemi e di tutta la Sicilia hanno
intrapreso una campagna di azioni non violente finalizzate a bloccare il
transito dei mezzi che operano all’interno della base, in particolar modo i
camion gru chiamati ad innalzare le tre maxi-antenne satellitari. In più
occasioni le risposte delle autorità di pubblica sicurezza sono state durissime:
i manifestanti sono stati caricati, manganellati, spintonati, strattonati e
denunciati per svariati reati.
Il MUOS,
l’HAARP e le guerre climatiche
Nel
Movimento No MUOS si avverte il timore che il nuovo sistema di telecomunicazione
satellitare delle forze armate Usa possa essere in qualche modo legato
all’HAARP (High Frequency
Active Auroral Research Program), il Programma di Ricerca Attiva Aurorale
con Alta Frequenza che dal 1994 la US Air Force e la US Navy portano avanti
dalla base di Gakona, in Alaska.
L’HAARP vede operative centinaia di antenne che trasmettano nella banda
bassa, da 2,8 a 7 MegaHerz, e nella banda alta, da 7 fino 10
MegaHerz, capaci di trasmettere onde elettromagnetiche fino a quote di 350Km. Si
tratta di un range delle frequenze di poco inferiore a quelle previste
per il MUO S e corrispondente a quello delle 46 antenne della NRTF (Naval
Radio Transmitter Facility) della stazione Usa di Niscemi che da più di
vent’anni assicurano le comunicazioni con le unità navali e i sottomarini a
capacità e propulsione nucleare in immersione negli oceani.
Ufficialmente Washington affermava che l’HAARP ha la
funzione di studiare la ionosfera ed evitare gravi fenomeni atmosferici, ma più
di uno studioso ipotizza che i test e le attività della megastazione dell’Alaska
servano invece a creare enormi perturbazioni ambientali e climatiche.
Il fisico indipendente Corrado Penna, tra
i sostenitori dell’ipotesi di utilizzo delle antenne MUOS per fini non
dichiarati di modificazione ambientale in sinergia con il sistema HAARP, ha più
volte denunciato come queste tecnologie possono servire “a causare terremoti o
altri fenomeni come siccità, uragani, inondazioni, ecc., sia indirizzando le
emissioni sul nucleo della terra (influendo così sul magnetismo terrestre), sia
indirizzandole sulla ionosfera”.
Il 5 febbraio 1998, la
Commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa del
Parlamento europeo sentì il dovere di convocare un’audizione pubblica sull’HAARP
a cui NATO e forze armate USA scelsero di non partecipare. I parlamentari Ue
riuscirono a sapere che i programmi di ricerca sulle radiazioni ad alta
frequenza sono condotti congiuntamente dai militari degli Stati Uniti d’America
e dall’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti
analoghi sarebbero condotti pure in Norvegia, probabilmente in Antartide, e
nell’ex Unione Sovietica. Attraverso impianti basati a terra e una serie di
antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con
potenti onde radio parti della ionosfera dove si trovano enormi campi magnetici
protettiv i denominati “fasce di Van Allen”, i quali intercettano protoni,
elettroni e particelle alfa. L’energia così generata riscalda talune parti della
ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.
“L’HAARP può essere impiegato per molti
scopi”, scrive l’on. Maj Britt Theorin, relatrice
della proposta di risoluzione (mai adottata) sull’uso potenziale delle
risorse di carattere militare per le strategie ambientali della commissione
sulla sicurezza del Parlamento europeo (14 gennaio 1999). “Manipolando le proprietà elettriche dell’atmosfera si
è in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma
militare, le conseguenze potrebbero essere devasta nti per il nemico. Attraverso
l’HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di
volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro
trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere indirizzata verso un
obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del
nemico…”. Forse per questo, Washington ha perfezionato la
tecnologia HAARP nell’ambito dell’Iniziativa di Difesa Strategica (IDS), quella
dello Scudo spaziale e delle Guerre stellari.
Il progetto
USA consente anche di potenziare le comunicazioni con i sommergibili atomici e
di manipolare la situazione meteorologica globale. “Ma è
possibile anche il contrario, cioè disturbare le
comunicazioni”, aggiunge
l’europarlamentare.
“Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le
comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un’altra
applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari
chilometri di profondità, con un&rsquo ;apposita tomografia a effetto
penetrante, per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature
militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire
gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del sistema
HAARP”.
È certo che
a partire dagli anni ‘50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di
materiale nucleare nelle fasce di Van Allen per sondare gli effetti ad
un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù
dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Gli
esperimenti hanno creato nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi
tutta la terra. “Gli
elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale
artificiale sopra il Polo Nord”,
aggiunge Maj Britt Theorin.
“ Con questi test militari si rischia seriamente di
danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Secondo gli scienziati
americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che essa si
stabilizzi nella sua posizione normale. L’HAARP può anche influenzare tutto
l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica. Inoltre le potenti
onde radio possono causare buchi ionosferici, pregiudicando il sistema che ci
protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo”.
Proprio a
causa dell’implementazione del sistema HAARP come arma per manipolare
l’ambiente, la Commissione presieduta da Maj Britt Theorin ha chiesto
inutilmente la sospensione di tutte le attività sperimentali e che le
conseguenze giuridiche, ecologiche ed etiche fossero analizzate da un organismo
internazionale indipendente.
“Tutta una serie di atti
normativi internazionali (Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi
militari o ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione
dell’ambiente, The Antarctic Treaty, Trattato recante principî per
il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno e la
Convenzione dell’ONU sulle leggi del mare) f anno risultare l’HAARP assai
dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello
giuridico”, concludeva
l’europarlamentare.
In un suo recente saggio
sulle guerre climatiche (“Owning the weather”, Limes, ), il generale
Fabio Mini, già comandante delle forze NATO in Kosovo, rileva come da ormai
diversi anni la ricerca militare si sia rivolta sia alle bassissime frequenze
(ELF) sia a quelle alte. “In entrambi i casi lo scopo è quello d’interferire con
la ionosfera in modo da aumentare o diminuire fino alla soppressione le capacità
di trasmissione di segnali radiomagnetici”, scrive il militare. “Le e missioni
dei trasmettitori HAARP che avvengono quasi regolarmente in quattro periodi
dell’anno sono in grado di inviare nella ionosfera raggi di potenza superiore al
gigawatt. Gli scienziati che si occupano del programma negano che la loro
attività abbia una qualsiasi valenza militare o che interferisca c on l’ambiente
naturale. Tuttavia, il termine auroral che fa parte del suo acronimo si
riferisce al fenomeno delle aurore boreali che si determinano nella zona di
confine tra ionosfera e atmosfera quando emissioni ad altissima energia
provenienti dal sole vengono convogliate dal magnetismo terrestre verso i poli e
vanno a collidere con le particelle più rarefatte dell’atmosfera. HAARP nega che
le sue emissioni siano in brado di produrre artificialmente questo fenomeno,
anche se le emissioni sono dirette esattamente verso la stessa zona e hanno
caratteristiche molto simili a quelle ad alta energia provenienti dal sole”.
Il generale Mini ricorda
poi come gli esperimenti militari per alterare la ionosfera risalgano perlomeno
alla seconda metà degli anni ’50 del secolo scorso. Nel 1958 le forze armate Usa
fecero esplodere tre ordigni atomici a a fissione nella parte inferiore della
fascia di Van Allen e due ordigni a fusione nella parte alta dell’atmosfera,
alterando l’equilibrio della ionosfera. tali esperimenti continuarono fino al
1962, quando le dirompenti poteste della comunità scientifica internazionale
costrinsero Washington a sospenderli. Nello stesso periodo iniziarono però le
sperimentazioni nucleari sovietiche nella ionosfera e nelle fasce di Van Allen.
“Oggi sono proprio i radar meteorologici ad individuare – spesso in
corrispondenza di aree colpite da gravi fenomeni atmosferici – le segnature
circola ri tipiche delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza come quelle
generate dalle emittenti di onde longitudinali, onde scalari, silent
sound e di quelle delle trasmittenti HARP”, conclude Fabio Mini.
Per
l’economista Michel Chossudovsky, l’HAARP è un vera e propria arma di
distruzione di massa. Oltre ad interferire sulle comunicazioni radio ad alta
frequenza, televisive e radar, le sue antenne possono influenzare i circuiti
elettrodinamici delle aurore, consistenti in una corrente naturale di
elettricità che varia da 100 mila ad 1 milione di megawatt. In questo modo è
possibile utilizzare il vento solare per danneggiare i satelliti e le
apparecchiature installate sui sistemi missilistici dei paesi nemici. Anche in
questo caso il programma di ricerca sulle
radiazioni ad alta frequenza s’incrocia con le attività dell’NRTF di
Niscemi. Alcuni dei trasmettitori della
stazione dell’US Navy di contrada Ulmo operano in VLF (Very Low
Frequency), con bande di frequenze comprese tra i 3 kHz - 30 kHz,
all’interno del sistema planetario di “Sorveglianza dell’attività solare” e per
il monitoraggio delle cosiddette SID - Sudden Ionospheric Disturbances, i
disturbi delle comunicazioni radio originati nella ionosfera dalle attività
eruttive del sole. Nella lista dei trasmettitori in VLF utilizzabili per il
monitoraggio SID, predisposta dalle forze armate statunitensi, oltre alla
stazione di Niscemi, compare anche quella dell’isola di Tavolara in
Sardegna.
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Radio Transmitter Facility (NRTF) di Niscemi: Analisi dei rischi, Politecnico di Torino, novembre
2011.
Antonio
Mazzeo, peace-researcher e giornalista, ha pubblicato numerosi saggi ed
inchieste sui processi di riarmo e militarizzazione in Italia e nel
Mediterraneo. Nel 2012 ha pubblicato il volume Un EcoMuostro a Niscemi.
L’arma perfetta per i conflitti del XXI secolo (Sicilia Punto L, Ragusa) in
cui si descrivono le problematiche di tipo militare, ambientale, sociale e
criminogeno relative all’installazione in Sicilia del terminale terrestre del
MUOS. Nel 2010 ha conseguito il Primo premio “Giorgio Bassani” di Italia Nostra
per il giornalismo. È attivista della Campagna per la smilitarizzazione di
Sigonella e del Movimento No MUOS. Per consultare articoli e
pubblicazioni: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/
Relazione presentata alla Conferenza Beyond
Theories of Weather Modification – Civil Society versus
Geoengineering, European Parliament,
Bruxelles 9 aprile 2013.Fonte: http://antoniomazzeoblog.blogspot.it/2013/04/il-muos-di-niscemi-unarma-ambientale.html.
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