domenica 14 aprile 2013

Internet, la democrazia al chilo e le quirinarie. Dove è venuta fuori la storia degli hacker?

La rete (il nuovo deus ex machina dei grillini) può servire a diffondere informazioni di prima istanza ma occorre poi approfondirle; la lettura ha bisogno di tempo, la riflessione ha bisogno di tempo mentre il computer ci sta abituando a risolvere tutto in un click...(il like e il retweet). 
E la democrazia on line ha bisogno di massima trasparenza altrimenti è solo marketing!
Invece, abbiamo una "democrazia all'etto" in un mercato rionale delle sofisticazioni democratiche . 
Ancora più avvilenti sono le vere e proprie "note spese" che fanno da base a simili estemporaneità. Le quirinarie ne sono un esempio: chi ha deciso la rosa dei candidati da scegliere e quale progresso ciò comporta a livello di effettiva sovranità del popolo? 
Fumo negli occhi. Siamo alla parodia della democrazia !!!
(Rosanna Carpentieri)


Internet, la democrazia al chilo e le quirinarie

di Giulio Cavalli

Non sopporto l’informazione al chilo, la cultura al chilo e negli ultimi giorni comincio a diventare intollerante di fronte a internet e democrazia vendute al chilo. Ne scrivevo giusto ieri qui di come sia semplicistico pensare ad una democrazia diretta direttamente dipendente alla rete in sostituzione di tutto il resto. Per carità, l’idea della rete come madre della democrazia è affascinante in un Paese come il nostro dove internet è ancora in piena fase pionieristica (dietro a Barbados e Panama, al 50° posto per economia digitalema l’alfabetizzazione all’analisi è ancora una chimera. Ieri sentivo qualcuno lamentarsi delle 55 cartelle di Fabrizio Barca nel suo documento per un buon Governo: non riusciamo ad avventurarci più in là del singolo click.
Per fare un altro esempio, il post di questo piccolo blog più letto di ieri (e scommetto che lo sarà anche di oggi) è questo e sono in molti ad avere commentato in facebook o su twitter semplicemente il titolo senza nemmeno avere aperto il link: la compulsione da click, appunto.
E anche sul presunto attacco hacker al blog di Beppe Grillo varrebbe la pena andare un po’ più a fondo. Federico Mello prova a ricostruire la vicenda con un po’ di logica e analisi, appunto:
Ma è proprio così? Qualcuno è volutamente entrato nel sistema della Casaleggio per boicottare questa prova di democrazia? Se fosse, sarebbe molto grave. Chi l’avrebbe fatto, per conto di chi? E non dovrebbero essere preoccupati, Grillo e i suoi, per questo boicottaggio? È come se il Pd avesse annullato le sue primarie dopo il furto di un gran numero di schede.
Ma la verità in questo caso è un’altra: non c’è stata alcuna intrusione esterna. Lo spiega bene il comunicato della Dnv, l’azienda specializzata che ha “certificato” le operazioni di voto. Dice infatti: «A seguito di uno dei controlli pianificati, relativo all’integrita del sistema, è stata rilevata un’anomalia, i cui effetti sono stati verbalizzati. L’anomalia ha compromesso in modo significativo la corrispondenza tra i voti registrati e l’espressione di voto del votante». Significa che sono stati registrati più votanti degli aventi diritto. Sempre la Bnv specifica inoltre: «Trattandosi di un controllo periodico non è stato possibile determinare con certezza il momento iniziale della compromissione».
Di hacker, non si fa alcun cenno. E non potrebbe essere altrimenti: la Bnv è una azienda di certificazione, non di sicurezza informatica. Nel suo “chi siamo”, spiega: «DNV Business Assurance Italia svolge, da parecchi anni, un’intensa e competente attività nel settore delle verifiche, ispezioni e certificazioni di sistemi di gestione, prodotti in campo industriale e nei settori dei servizi». Insomma, rispetto a procedure concordate, l’azienda verifica che vengano svolte in modo corretto. E non è un caso che abbia fatto dei “controlli periodici”: non ha le competenze informatiche per “difendere” un server, e non ha sistemi di monitoraggio, nè di tracking, di tracciamento, per risalire a possibili incursioni.
Dove è venuta fuori allora la storia degli hacker? Dalle parole di Grillo. E, indirettamente, da quelle di Messora. Perché?

Bhè, la risposta non la sapremo mai. Ma l’ipotesi più probabile è che alcuni utenti abilitati al voto abbiamo potuto votare più volte per una difetto nel sistema costruito dalla Casaleggio. E, invece di ammettere l’errore, (un pessimo viatico per chi nel suo statuto intende dare “al popolo della rete” la titolarità del governo), quando le cose non hanno funzionato, ecco subito gridare allo scandalo, all’attacco informatico.
Se vogliamo un approccio serio all’applicazione politica della rete non possiamo rinunciare ad una scolarizzazione seria e collettiva (democratica, appunto) sui suoi meccanismi e il Movimento 5 Stelle dovrebbe (o potrebbe) essere l’avamposto culturale. In fretta. Come dice Leonardo nel suo post di oggi:
Io credo che i militanti del M5S che chiedono insistentemente, da mesi, una piattaforma realmente democratica a Grillo e Casaleggio dovrebbero riflettere seriamente su quello che sta succedendo. Se la tanto promessa piattaforma non è mai pronta, forse non si tratta soltanto di un problema di tempo, come a volte avete letto su beppegrillo.it. Casaleggio avrà anche tanti impegni, ma quello che vi ha promesso, tecnicamente, non ve lo può dare. Il fatto che succeda di nuovo un incidente del genere, dopo i disguidi durante le parlamentarie, la dice lunga. Noi non sappiamo esattamente quanti siano gli iscritti al MoVimento al 31 dicembre 2012 (quelli che avevano diritto di votare), ma Casaleggio sì, lui lo sapeva. Ha tutti i dati necessari a capire quanta gente avrebbe votato ieri e a prevedere i possibili picchi di traffico. Ma non ci riesce. O non ne ha i mezzi o, probabilmente, non ne è capace. Ma non ha la minima importanza, così come non ne ha avuta per le parlamentarie. Non si tratta di eleggere veri rappresentanti: si tratta di vendere l’idea del movimento che decide in rete, con tutto il bello e tutto il brutto della rete, compresi i malvagi hacker inquinatori della volontà popolare. Grillo e Casaleggio non hanno la minima idea del futuro che stanno vendendo: è un pacco, intanto lo piazzano, se poi dentro c’è qualcosa che funziona tanto meglio, ma non dipende da loro. Loro fanno il marketing, loro piazzano il pacco.
Viene in mente la teoria di Steve Jobs su come i venditori rovinino le grandi aziende, quando vanno al potere al posto degli ingegneri. Il M5S non è una grande azienda, è un movimento politico, dentro un pacco. Volete che funzioni? Scartate via il pacco, licenziate i professionisti dei fiocchetti. Sono stati molto bravi, ma da qui in poi possono soltanto rovinare tutto.
Perché altrimenti non c’è differenza: 
stiamo semplicemente al Drive-In e il paraberlusconismo 2.0.

Ecco perché le “quirinarie” di Grillo sono un disastro tecnologico




La democrazia bisogna guadagnarsela ogni giorno. E non sembra il caso di Grillo e Casaleggio. Stati Uniti, Estonia, Cantoni svizzeri, Brasile, Australia: sono tanti i paesi che hanno provato a sperimentare il voto politico digitale, quasi sempre fallendo per via dei numeri circoscritti e della macchinosità dei controlli incrociati, più serrati di quelli dei trasferimenti bancari online. Ma la democrazia è importante, specie se digitale, e allora Grillo e Casaleggio invece lanciano le “quirinarie”, le votazioni online del candidato presidente della Repubblica. 
Gli attivisti identificati sul sito possono proporre dei nomi – basta essere iscritti sul blog da appena tre mesi. Lunedì prossimo voteranno tra i primi dieci più gettonati. Chi arriva primo sarà adottato dal M5s in Parlamento come candidato al Quirinale. Sistema rudimentale ma efficace per gli attivi del portale. Il numero degli iscritti è ignoto ma da ricostruzioni date dallo stesso staff di Grillo sono intorno alle 50 mila presenze. Ma a sorpresa, Casaleggio giovedì sera scopre che le “quirinarie” sono state “oggetto di un attacco hacker”. Pertanto si annullano tutte le proposte fatte e si riparte da capo. Ma come? Con solo 50 mila votanti? In rete esplode l’ironia: “Scusate, non avevamo rinnovato l’antivirus”, commenta David. O Misterdonnie, “gli attivisti grillini dovranno ripetere la scelta del candidato al Quirinale finché non la indovinano”.
“Il voto online per il presidente della Repubblica è prima di tutto una potente mossa di marketing”, dice Andrea Pernici della Gti-idea, fondatore di uno dei portali di web marketing più grande d’Italia, “Se si vuole adottare seriamente la democrazia digitale, ma non è questo il caso, ci vogliono una serie di forze che controllano il sistema. Anche da un’analisi superficiale ho notato che quello di Grillo è pieno di falle”. Infatti non è bastato un ente di certificazione esterno, la Dnv Business Assurance, a proteggere il sito da presunti attacchi alla piattaforma dimostratasi un po’ casereccia. Gli autori materiali dell’attacco hacker, poi, non sono stati resi noti. E non è la prima volta che il sito di Grillo crolla. E’ successo anche con le “parlamentarie”, l’elezione dei candidati deputati e senatori del M5s. E ricorda un altro esperto delle vicende di Grillo, il blogger Michele Di Salvo, che spiega: “Cosa è successo adesso? Nulla. Semplicemente un bug nella programmazione della piattaforma che rendeva possibile votare più volte. Evidentemente i sistemisti se ne sono accorti”, ironizza. E non per l’attacco di hacker super professionisti: “Se vuoi ‘buttare giù’ il sito di Grillo, ci riesci”, ci dice Alessandro Rodi, tra i creatori del progetto Airesis, un sistema deliberativo di massa che permette di prendere decisioni online. “Il sistema Grillo non è trasparente. Mi devo fidare dei loro dati e delle loro certificazioni. Ci sarebbero sistemi più sofisticati dove l’utente potrebbe votare liberamente, il voto non sarebbe individuato dal gestore (in questo caso Casaleggio, ndr) e tutti potrebbero controllare i risultati. Ma una certezza non c’è mai. Si può avere solo sui piccoli numeri di partecipanti”. “Nei sistemi online un malintenzionato può manipolare facilmente un gran numero di voti memorizzati”, ripete da anni l’esperto David Wagner dell’Università di Berkeley. E gli americani sono all’avanguardia, per questo hanno fatto delle prove, prima di iniziare con la democrazia online. Per esempio, nel 2010, il distretto di Columbia invitò gli hacker a manipolare l’esito delle votazioni (lo ricorda Wired in un esilarante racconto). Un hacker ci riuscì in 36 ore facendo eleggere come presidente di un consiglio scolastico un cartone animato di “Futurama”.
Altri paesi come il Brasile hanno adottato dal 1996 un sistema di votazione elettronica. Ancora più sofisticato è quello dell’Estonia, che somma a Internet un lettore di smart card e della carta ID. Il Cantone di Ginevra utilizza sistemi simili. Ma anche Filippine, Singapore e Corea del sud ci hanno provato, con risultati non sempre positivi. 
La motivazione che invece muove Grillo e Casaleggio sembra tutt’altro che legata al ruolo di democratizzazione di Internet. Fidelizzare con questa mossa di marketing gli attivisti più estremi e far credere alle persone comuni di poter decidere su grandi temi. 
Come teorizzava lo stesso Casaleggio nelle interviste rilasciate sulla democrazia diretta a cavallo del 2000. Ma anche di questa esperienza resterà solo una parola: “Quirinarie”. 
Prima c’erano la parlamentarie, i portavoce, il non-statuto, il non-partito, i cittadini al posto degli onorevoli, ecc… Una neolingua che si alimenta ogni giorno, e che ricorda in maniera grottesca quella immaginata da George Orwell in “1984”.
di Antonio Amorosi

La democrazia privatizzata di Grillo.




Il problema non e' SE il sistema sia stato hackerato o meno, il problema e' CHI LO DICE.

Ci sono molte domande che un giornalista politico SERIO dovrebbe porsi a riguardo. MA non esiste piu' in Italia quel tipo di giornalisti, cosi' posso pensare IO a fare quella domanda.

Allora: se un partito fa le primarie, DOPO le primarie succede che i candidati sono sottoposti alla prova del voto. Il voto si svolge sotto alcune garanzie statali, che sono il luogo sorvegliato dalle forze dell'ordine, i commissari eletti con un processo pubblico, e gli scrutinatori che appartengono ad OGNI partito in gara.

Di conseguenza, anche se per esempio le primarie del PD si svolgono senza tutte queste garanzie, e ci sono terribili sospetti di brogli ogni volta, il problema della democrazia non si pone perche' poi tutto verra' sottoposto ad un luogo PUBBLICO, cioe' gestito dallo stato, un luogo di democrazia che sono le elezioni.

E cosi', se vi chiedo chi vi dica che le elezioni siano regolari, mi direte che ci sono stati scrutinatori di ogni partito a controllare, e il ministero degli interni, etc etc.

Ma se vi chiedo chi vi dice che siano state regolari le "quirinarie" non sapete rispondermi. 

La pura e semplice verita' e' che fino a due giorni fa NESSUNO di voi  sapeva che DNV fosse coinvolta nella certificazione dei processi. E la pura
e semplice verita' e' che OGGI voi, NESSUNO DI VOI, sa a quante altreaziende Casaleggio abbia subappaltato le funzioni del proprio sito.

Questo e' il punto. Grillo non sta solo sostenendo la democrazia diretta come idea. Grillo sta sostenendo DUE idee:

  1. E' meglio se i cittadini esercitano, senza intermediari e rappresentanti, il proprio volere politico votando direttamente su ogni cosa, azione resa piu' facile dalle nuove tecnologie.
  2. E' opportuno e giusto che tale funzione non si svolga piu' sotto il controllo dello stato e di rappresentanti eletti che controllano lo scrutinio, ma questo deve avvenire - come avviene - nelle mani di aziende PRIVATE, che possono - come ha fatto Casaleggio - subappaltare la certificazione del voto ad aziende terze, senza neanche che lo sappiate.
Riguardo al primo punto, e' questione di opinioni. Io preferisco che ci sia un momento di raziocinio tra lo stimolo di fare e l'atto di fare, e tanto piu' e' lungo il momento, tanto piu' l'atto sara' ponderato.

Non mi piace pensare che , l'indomani dell' eccidio di Erika e Omar, quando Erika aveva finto che i colpevoli fossero stati degli immigrati, ci fosse stata la possibilita' di indire IN TEMPO REALE un referendum online sugli immigrati.


Ma siamo ancora nel campo delle opinioni. Sul punto DUE, invece, il problema e' MOLTO piu' grave. E cosi' vi faccio la domanda che nessun giornalista italiano sembra deciso a fare.

Nell'ottica di elezioni via internet gestite come servizio da un'AZIENDA (Casaleggio Associati) e poi subappaltate (senza neanche gara pubblica) ad un'altra azienda (DNV), NON AVETE IL SOSPETTO CHE VI STIANO PRIVATIZZANDO LA DEMOCRAZIA SOTTO GLI OCCHI?

E il fatto che voi abbiate saputo solo due giorni fa CHI fosse UNO DEI garanti della correttezza (senza nemmeno sapere se siano gli unici. Sarebbe spassoso se Mediaset fosse l'altra azienda!) , ne' cosa stessero facendo e per conto di chi.

Ma non stiamo parlando di primarie. Non parliamo di un processo che DOPO finira' nelle mani di un luogo PUBBLICO di democrazia, come le elezioni gestite dal ministero degli interni con regole note e condivise.

No, stiamo parlando dell'iniezione sulla scena politica di candidati, che per dire ha il mero effetto di bruciarli, ma sempre un effetto e', avvenuto senza che NESSUNO di voi sapesse CHI DIAVOLO CERTIFICASSE IL CORRETTO SVOLGIMENTO DELLE ELEZIONI.

Per un movimento che bambana di voler aprire il parlamento e di voler fare trasparenza, direi che si predichi bene ma si razzoli malissimo.

Il problema vero pero' e' la cecita' della stampa, che si e' trasformata in una macchina di fango e ignora i VERI temi in gioco. Signori, Prodi e Rodota' sono stati BRUCIATI dalla nomination di M5S, e questo pretende di essere il risultato di un processo sul quale ha vigilato Casaleggio, e per conto suo un'azienda, DNV, che e' pagata da Casaleggio , scelta da Casaleggio. 

Stiamo parlando di spostare il luogo della democrazia da luoghi PUBBLICI (il Parlamento, le elezioni, eccetera) ad un luogo privato (il data center di un'azienda), ovvero vi hanno PRIVATIZZATO un pezzo di democrazia sotto il naso.

Mica male, per essere gente che dice di combattere contro i grandi poteri della finanza!

E non solo ve l'hanno privatizzata : ve l'hanno pure SUBAPPALTATA senza nemmeno informarvi! Fino a due giorni fa nessuno di voi sapeva chi diavolo fosse, questa DNV, ne' che stessero certificando le quirinarie. 

No, questo non ha niente a che vedere col voto elettronico, questo e' semplicemente un cavallo di troia. Sotto la bella bandiera di volervi dare il voto online, questi vi stanno privatizzando le elezioni.

Non c'e' niente che vieti alla camera o al senato , tramite le loro fondazioni, di finanziare un sistema di voto elettronico che sia sotto la supervisione della polizia postale o di altri, e che almeno vi faccia sapere CHI diavolo stia controllando.

Questi hanno bruciato dieci candidati alla presidenza, atto assolutamente POLITICO, usando come legittimazione un voto, voto che SAREBBE avvenuto perche' lo dice Casaleggio, e se non credete a lui dovrete allora chiedere all'azienda che Casaleggio PAGA.

Interessante.

Se le elezioni politiche si svolgessero cosi', sareste a gridare alla morte della democrazia.

Le primarie eleggono candidati che POI dovranno venire confermati dalla gente. Ma in questo caso si inietta una proposta direttamente in politica. Lo si fa pretendendo che sia democrazia diretta, quando e' solo democrazia PRIVATA.

Come se non bastasse, la procedura investe persone che NON SONO del M5S, e cui nessuno ha mai chiesto un parere. Per una giornalista che si sforza di essere imparziale, diventare improvvisamente la donna del M5S puo' essere gradito , ma anche no.

Non potete dire che sia come le primarie, perche' nelle parlamentarie - verso le quali non ho fatto molte obiezioni - grillini votavano grillini. Ok, cavoli vostri, giocate in casa. Ma qui avete investito gente che NON fa parte di M5S, e queste persone non hanno nemmeno idea di dove diavolo sia l'ente che certifica le operazioni.

Se il mio club privato elegge la pompinara dell'anno, e tutte le iscritte lo trovano divertente, non c'e' nulla di male. Ma se vi arriva a casa, non richiesto, il premio pompinara dell'anno, magari volete sapere chi diavolo abbia fatto il vostro nome e perche' siete state elette. E capire cosa sia successo. Anche se magari in qel cliub di scambisti non c'e' nulla di male in un trofeo del genere.

Le persone che avete votato non hanno mai mostrato di gradire l'attenzione, e almeno Prodi e la Bonino sono stati bruciati dalla vostra geniale trovata. E siccome avete toccato gente che stava FUORI dal recinto M5S, la cosa non e' proprio per nulla "privata".

Privata e subappaltata.

Grazie al cielo c'e' stato un attacco , forse, che ha fatto emergere almeno CHI era li' dentro a certificare il voto. Alla fine, quel poco di trasparenza che volevate, non l'avete avuta da Grillo.

L'avete avuta grazie agli hackers.

E questo vi dice tutto: pregate che ci sia sempre un hacker che costringa Grillo a spiegarvi a chi diavolo abbia subappaltato la gestione , gia' privata, del vostro voto. (Uriel Fanelli)

Nessun commento:

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...