lunedì 15 aprile 2013

Ma i grilloidi sanno chi è Romano PRODI ?



Quirinale, anche Romano Prodi tra nomi M5S

Prodi. Ossia il volpone democristiano sopravvissuto a tutte le Dc, anzi sempre sull’onda ad ogni nuovo scandalo e crisi:dove intere generazioni di marpioni sono state travolte, Prodi sfrecciava sulla cresta dell’ondata, slanciato verso una poltrona più alta, sempre più alta.
Vendicativo, leccato per gratitudine da Repubblica, finto buono, cattolico adulto e quindi mai contrastato dalla Massoneria, fra cardinal Martini e Goldman Sachs, anti-Cav, ammanicato in Eurocrazia: INSOMMA HA TUTTO.
Prodi, IL CAMPIONE MONDIALE DI SURF SUGLI TSUNAMI DI FOGNA.
Grazie alle alleanze e ai favori fatti ai poteri che contano davvero:da Goldman Sachs a De Benedetti ,dalle finanziarie anglo favorite nello smantellamento dell’IRI, ai clientelismi minimi e massimi , compresi, finché contavano,gli Agnelli.
Ed ora,il più vecchio arnese del politicantismo, ha persino l’endorsement di Beppe Grillo. 
Complimenti, RIVOLUZIONARIO.
Soprattutto, Prodi è quello che ci ha portato nell’euro con trucchi contabili alla greca sui nostri bilanci, una finanziaria di sangue e con un cambio sulla lira che ci ha stroncato le gambe come economia, ed anche come popolo: ve lo ricordate e no che il giorno dopo scoprimmo che il caffè al bar era passato da 800 lire a 80 centesimi, ossia a 1500 lire? La riduzione dei consumi interni, che ora si lamenta, è cominciata di lì. I salari risultarono, di colpo, dimezzati.
Ora, è ovvio che questo Prodi, dal Quirinale , FARÀ DI TUTTO PER TENERCI NELL’EURO:come dice Draghi, CI HA FATTO UN INVESTIMENTO POLITICO TROPPO GRANDE.
Ma del resto,questo è il carattere comune DI TUTTI I CANDIDABILI ORRENDI di cui si fanno i nomi, come la  Bonino, GIA' MINISTRO DEL GOVERNO PRODI, con le sue relazioni internazionali stramassoniche,che da militante-serva di un partitino microscopico fu elevata alle alte cariche europoidi da Berlusconi; oppure la Finocchiaro, ottusa apparatchik sovietoide (coniugata con loscaggine siculo-mafiosa con un marito inquisito) come Napolitano e Giuliano Amato.
Lo stesso,ovviamente,si può dire di tutti i candidati indicati nelle ridicole Quirinarie grilline(da 50 mila su 9 milioni di votanti Grillo):in ordine alfabetico:
Emma Bonino, Gian Carlo Caselli, Dario Fo, Milena Gabanelli, Beppe Grillo, Ferdinando Imposimato, Romano Prodi. Stefano Rodotà, Gino Strada, Gustavo Zagrebelsky. Lasciando da parte i pagliacci (Grillo e Fo e Gino Strada, ex contiguo brigatista), restano realisticamente la Bonino (Trilateral,aborti con la pompa), il settario ideologo Rodotà, il giustizialista Zagrebelski, il torquemada fallito Caselli; e ovviamente, l’immarcescibile Prodi.
Hanno delle possibilità, in quanto Bersani può sperare, indicandoli come candidati, di attrarre i voti dei grillini, degli utopirla.
Tutti europeisti convinti, che ci inchioderanno ALLA MONETA-LETALE…attraendo i voti dei grillini, DEGLI UTOPIRLA.
In ogni caso, ci terranno inchiodati all’Europa…e all'Euro, come Monti e più di Monti.

Ci legheranno alla macina da mulino del debito pubblico, CE LO FARANNO PAGARE TUTTO: l’Europa ce lo chiede, i poteri forti transnazionali lo pretendono. 
Tremate davvero !
Si legga anche: A PRO DI CHI?

Romano Prodi e la svendita dell'Italia

La ‘complicità’ tra Romano Prodi e Carlo De Benedetti inizia nel luglio 1982, quando Prodi viene nominato presidente dell’IRI, il più grande ente economico dello Stato, in casa di Carlo De Benedetti(proprietario del gruppo Repubblica e L’Espresso e di altre 30 riviste/quotidiani/settimanali/mensili in tutta Italia).
L’attività di Prodi dal 1982 al 2007 è stata concentrata principalmente in un solo unico compito:svendere (o regalare) tutti gli enti pubblici dello Stato al suo alleato Carlo De Benedetti a un prezzo irrisorio con bandi truccati.
De Benedetti, dal canto suo, si è poi puntualmente affrettato a rivendere immediatamente tali società al loro reale valore di mercato (di solito 20 volte il loro prezzo d’acquisto) a gruppi stranieri (o addirittura allo Stato stesso, che li ricomprava a prezzi folli), realizzando guadagni incalcolabili a danno degli italiani.
Prodi, per 7 anni guidò l’ IRI dello Stato, concedendo tra l’altro incarichi miliardari alla sua società di consulenza “Nomisma“, con un evidente conflitto di interessi.
Al termine di questi 7 anni il patrimonio dell’ IRI risultò dimezzato per la cessione di importanti gruppi quali Alfa Romeo e FIAT, passando da 3.959 a 2.102 miliardiLa Ford aveva offerto 2.000 miliardi in contanti per l’Alfa Romeo, ma Prodi la regalò alla FIAT per soli 1000 miliardi a rate e, nel frattempo,lottizzò ben 170 nomine dei quali ben 93 diessini.
Le privatizzazioni dell’IRI fatte da Romano Prodi sono state delle vere e proprie svendite del patrimonio economico italiano a gruppi privati della sinistra (De BenedettiCoop Rosse) complici del professore, anche se “svendere” un ente pubblico a un decimo del suo valore quando ci sono altri gruppi privati che offrono il doppio, più che una “svendita” fu un regalo o, per essere ancora più precisi, una serie incredibile di furti colossali a danno dello Stato e degli italiani perpetrata impunemente per anni.
Giocando sulle parole e sull’interpretazione dello statuto dell’Ente, Romano Prodi vantò utili inverosimili (12 miliardi e 400 milioni nel 1985), ma la Corte dei Conti, magistratura di sorveglianza, portò alla luce l’enorme falso in bilancio di Prodi: «Il complessivo risultato di gestione dell’Istituto IRI per il 1985, cui concorrono… sia il saldo del conto profitti e perdite sia gli utili e le perdite di natura patrimoniale, corrisponde a una perdita di 980,2 miliardi, che si raffronta a quella di 2.737 miliardi consuntivata nel 1984». La Corte, inoltre, segnalava che le perdite nette nel 1985 erano assommate a 1.203 miliardi contro i 2.347 miliardi del 1984.
Romano Prodi si vanta tantissimo che durante i suoi 7 anni alla presidenza dell’ IRI riuscì a far guadagnare utili stratosferici, mentre la verità, come chiarito dalla Corte dei Conti, è che invece di utili stratosferici realizzo perdite stratosferiche, regalando il patrimonio dello Stato e degli Italiani ai suoi amici. Prodi uscì indenne dai processi perché le aziende erano S.P.A. di diritto privato e ,quindi, i dirigenti non erano qualificati come pubblici ufficiali.
La conferma di tutto questo si trova nell’indebitamento dell’Istituto, salito dal 1982 al 1989 da 7.349 a 20.873 miliardi (+184 per cento), e quello del gruppo IRI da 34.948 a 45.672 (+30 per cento). Lo stessoMassimo D’Alema, intervistato da Biagi in televisione, affermò che Romano Prodi, da lui scelto per guidare la coalizione contro Berlusconi, era un «uomo competente» perché quando lasciò l’IRI nel 1989 il bilancio dava un «più 981 miliardi». Fu facile confutare queste affermazioni, facendogli notare che la cifra reale, tenendo contro delle perdite siderurgiche transitate soltanto nel conto patrimoniale, era di «meno» 2.416 miliardi. Il buco reale non fu mai contestato dai diretti interessati.
La vera abilità di Romano Prodi è sempre stata di riuscire a prendere soldi dallo Stato a costo zero. La conferma viene da un articolo di Paolo Cirino Pomicino, nel quale rileva che dei 28.500 miliardi erogati dallo Stato a titolo di fondo di dotazione dalla data di nascita dell’IRI, Romano Prodi ne ottenne ben 17.500!
Va poi ricordato anche che, nel 1986, Romano Prodi svendette il più grande gruppo alimentare dello Stato, la SME alla Buitoni sempre a Carlo De Benedetti per soli 393 miliardi, mentre il valore globale della SME, che già soltanto nelle casse aveva più di 600 miliardi di denaro liquido, ma il suo valore globale era di 3.100 miliardi. A Prodi e De Benedetti fu dato torto in primo grado, in Corte d’appello e in Cassazione da ben 15 magistrati, all’unanimità.
Come presidente dell’IRI, svendette anche la Italtel alla Unilever nonostante un conflitto di interessi evidente, essendo consulente di quest’ultima.
Come se tutto questo non bastasse, durante il suo governo nel 1996, regalò 5.000 miliardi alla Fiat per fare una rottamazione e durante i fallimenti Parmalat e Cirio e difese i banchieri che truffarono i risparmiatori e loro ricambiarono, e ricambiano ancora, il favore con i loro giornali schierati.

SVENDITA ITALIA: L'ABC - PANFILO BRITANNIA.

Articolo tratto da http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.it/2008/09/svendita-italia-labc-panfilo-britannia.html il 12 settembre 2008, di Nicoletta Forcheri.

"Dalla lettura di un articolo del Corriere di qualche giorno fa, la Goldman Sachs sarebbe sul punto di prendere il controllo della rete Wimax italiana ; del resto non c’è nessuna sorpresa, visto il ruolo cruciale che la Goldman, azionista della Federal Reserve americana, ha svolto sin dall’inizio nella svendita dell’Italia, di cui si può ragionevolmente affermare che sia iniziata con esattezza il 2 giugno 1992 – nonostante alcuni precedenti inutili tentativi - con l’accordo preso sul panfilo Britannia, onori di casa fatti dalla Regina d’Inghilterra, al largo di Civitavecchia, tra Draghi, allora direttore generale del Tesoro, Azeglio Ciampi, in qualità di governatore della Banca d’Italia, e un centinaio tra rappresentanti della finanza anglosassoneamericana (Barclays, Warburg, azionista della Federal Riserve, PricewaterhouseCoopers – ex Coopers & Lybrand – Barings – oltre alla Goldman ecc.) e degli ambienti industriali e politici italiani. Era presente anche Costamagna, che diventerà dirigente della Goldman quando sua moglie finanzierà l'ultima campagna elettorale di Prodi.

Lì gli angli dettarono le istruzioni su come privatizzare, per scelta obbligata, le industrie italiane statali. Con l’aiuto della stampa iniziò una campagna martellante per incutere il timore nel popolo italiano di “non entrare in Europa”, manco ne fossimo stati tra i Sei paesi fondatori…

E questa è oramai storia, tant’è vero che sull’episodio del “panfilo Britannia” vi furono le interrogazioni parlamentari di alcuni onorevoli come Raffaele Tiscar (DC), Pillitteri e Bottini (PSI) Antonio Parlato (MSI), autore di tre interrogazioni rimaste senza risposta e della senatrice Edda Fagni (PCI). Fu l’inizio dell’era dei governi tecnici, dopo 40 anni di regime DC, con il “tecnico” Ciampi, il tecnico Amato, il tecnico Prodi. Il governo doveva, a tutti i costi essere “tecnico”, pur di non fare arrivare al potere neanche un’idea, che fosse tale e che lo fosse per il bene del paese, come sarebbe potuto esserla quella, ad esempio, di un Aldo Moro…

Era la stagione dell’attentato a Falcone cosicché – guarda caso - la stampa non diede il dovuto risalto all’incontro, e da poco erano iniziate le indagini di Tangentopoli - nome in codice Manipulite – cosicché molti esponenti degli ambienti politico-economici si ritrovarono improvvisamente “minacciati” dall’insidia latente di potersi ritrovare nell’occhio del ciclone. Un modo per “ammorbidire” un ambiente, prima della grande “purga”? Certo è che Manipulite sembra sia avvenuta proprio in un momento opportuno per fare “PiazzaPulita” di una classe politica con velleità italiote, e per ottenere le “ManiLibere” di fare entrare i governi dei “tecnici”, quelli che con i loro amici della Goldman e della Coopers ci avrebbero inculcato la “medicina” amara della svendita dell’IRI.

Di sicuro un Craxi, per quanto corrotto, non avrebbe mai siglato un patto così scellerato, quello di svendere tutto il comparto nazionale produttivo del paese (l’IRI ad oggi sarebbe stata la maggiore multinazionale al mondo e noi non saremmo un paese in svendita), lui che tenne testa agli americani nella vicenda dell’Achille Lauro, negando loro l’accesso al nostro territorio per attaccare i sequestratori della nave, terroristi palestinesi, e portando avanti le trattative con i terroristi nonostante il veto del presidente Reagan… Certo è che Craxi, dopo l’inizio di Tangentopoli, dovette rassegnare le dimissioni a febbraio del 1993…Guarda caso…

E, infatti, proprio qualche anno prima Craxi era stato duramente criticato dagli ambienti angloamericani, quegli stessi che non si privano mai d’interferire nella nostra politica interna, proprio di “ingerenza dello Stato in economia” - per voce dei loro accoliti Andreotti, Spadolini, Cossiga - perché aveva decretato la fine del mandato di Enrico Cuccia come presidente di Mediobanca (di cui divenne però presidente onorario), e perché si era opposto alla vendita dello SME, il complesso alimentare dell’IRI, negoziato direttamente dal suo presidente Romano Prodi ma smentita da una direttiva del Governo.

Mediobanca, secondo il sito e movimento internazionale Movisol (http://www.movisol.org/draghi4.htm) “fu posta sotto il controllo di fatto della Lazard Frères [altra azionista della Fed Res] di Londra, una banca che è proprietà di un raggruppamento estremamente influente dell’establishment britannico, il Pearson Group PLC (…) che controlla anche la rivista “The Economist” e il quotidiano “Financial Times”. Nel piano di spartizione del bottino della seconda guerra mondiale "l'Italia, occupata dalle potenze occidentali, sarebbe diventata un'area in cui avrebbe predominato l'influenza britannica", influenza che nel frattempo è scesa a patti con la grandeur della Francia….

Ma tornando agli angli, era quindi chiaro che per potere procedere alle privatizzazioni bisognava togliere di torno una classe politica che mostrava i muscoli davanti a certe velleità statunitensi di comandare a casa nostra, e soprattutto che non voleva mollare l’osso – o il malloppo - per lasciare posto a una classe di tecnici, fedeli servitori delle banche e dei circoli finanziari angloamericani, il cui motto era “privatizzare per saccheggiare”. Quella della condizione di tecnicità per accedere al potere fu un imperativo talmente tassativo, da riuscire nell’intento di dividere il PCI, con una fetta che divenne sempre più “tecnica”, sempre più British, sempre più amica delle banche, sempre più …PD…

Il premio di tutta questa svendita, prevista per filo e per segno in tanto di Libri sulle privatizzazioni dai governi tecnici, o di sinistra che dir si voglia (a firma di Amato o di Visco) fu la nostra “entrata in Europa”, demagogicamente parlando, o la cessione della nostra già minata sovranità monetaria dalla Banca d’Italia alla Banca centrale europea SAc per una moneta, l’euro che, con il tasso iniziale di cambio imposto euro-Lira troppo elevato fu penalizzante per le nostre esportazioni. 
Senza più la possibilità di emettere moneta quando il governo lo reputi giusto, con la possibilità di vendere i titoli del debito pubblico in mani istituzionali estere e private (fino al 2006 il nostro debito doveva rimanere in mani pubbliche e nazionali), senza neanche un governo economico a livello europeo che possa controllare quella banda di imbroglioni, è come se ci avessero improvvisamente messo sulla piazza pubblica per venderci al mercato degli schiavi…

E non c’è l’ombra di un dubbio che nel nostro indebitamente crescente vi sia la mano invisibile di qualche regia occulta, occulta ad esempio come i British Invisibles, che organizzarono appunto la riunione sul panfilo, occulta come alcuni azionisti che si nascondono nelle partecipazioni incrociate e a catena e di cui mai si riescono a scoprire i nomi. O come i mandanti di Soros che speculò sulla Lira per svalutarla, facendoci uscire dallo SME (Sistema monetario europeo) proprio per ostentare lo spauracchio del rischio di “non entrare in Europa”.

L’anno 1992 fu davvero un anno cruciale per il destino del nostro paese, tant’è vero che quando Amato divenne presidente del Consiglio qualche giorno dopo l’incontro sul panfilo, con il decreto 333 dell’11 luglio trasformò in SpA le aziende di Stato IRI, ENEL, INA ed ENI e mise in liquidazione l’Egam. In quell’anno, quando Amato dovette far fronte alla speculazione contro la Lira di Soros, utilizzò 48 milioni di dollari delle riserve della Banca d’Italia, dopo avere operato un prelievo forzoso dell’8 per mille dai conti correnti degli italiani. Sempre in quell’anno mise in liquidazione l’Efim, le cui controllate passarono all’IRI e trasformò le FS in SpA. Sempre nel 1992 Draghi, Direttore del Tesoro preparò la Legge Draghi che entrerà in vigore nel 1998 con il governo Prodi e si predispose una legge per permettere la trattativa privata nella cessione dei beni pubblici qualora fosse in gioco “l’interesse nazionale”….

Prodi, che dal 1990 al 1993 fu consulente della Unilever e della Goldman Sachs, quando nel maggio del 1993 ritornò a capo dell’IRI riuscì a svendere la Cirio Bertolli alla Unilever al quarto del suo prezzo e a collocare le azioni che le tre banche pubbliche, BNL (diventanta della BNP Paribas), Credito italiano e Comit detenevano ina Banca d’Italia, privatizzando il 95% della stessa. Indovinate chi scelse come "Advisor"?

Uomini della Goldman, nel senso che vi hanno lavorato sono, oltre a Costamagna e Prodi, Monti (catapultato alla carica di Commissario), Letta, Tononi e naturalmente Draghi. Sicuramente ce ne sono altri; molti nostri uomini politici se non lavorano per la Goldman, lavorano per l'FMI, come Padoa Schioppa, presidente della BEI, Banca europea per gli Investimenti.

Queste sono informazioni che dovrebbero essere spiegate in lungo e in largo dalla stampa, e sicuramente superate dagli avvenimenti - tranne articoletto del Corriere sopra - e invece sono state, e lo sono tutt'ora, accuratamente occultate al grande pubblico, anche se per quelli che gli altri si divertono a chiamare complottisti, per denigrarne le parole, è storia arcinota."


Nicoletta Forcheri

Insomma, un passato pesante: CIA, Bilderberg, Bolkestein, OGM, Israele, relazioni con la NATO, colpo di stato contro Chavez. Povera sinistra! Cosa hanno scelto gli Italiani, la peste o il colera?
Per mettere fine al regno di Berlusconi, la sinistra antiliberista italiana ha plebiscitato (con le votazioni primarie) l’ex presidente della Commissione Europea, Romano Prodi ed ha accettato di affidargli la missione di guidare l’opposizione alle elezioni legislative del 9 e 10 aprile 2006.
Romano Prodi è uno dei mistificatori dell’Europa sociale. È il più alto responsabile della strategia di Lisbona adottata nel 2000, per una durata di dieci anni. Questa strategia ha accentuato il carattere neoliberista dell’Unione Europea e ha sottoposto alla più alta competitività e alle “leggi” del mercato le politiche sociali (istruzione, pensioni, ecc.) e ambientali.
Il leader della sinistra italiana ha proposto e sostenuto il progetto della “direttiva sui servizi”, la cosiddetta Bolkestein, dal nome del liberalissimo ex Commissario Europeo Olandese, che aveva elaborato questo testo.
Nel 2003, quando il signor Prodi era a capo della Commissione Europea, ha rimosso la moratoria sugli OGM, autorizzando con ciò la commercializzazione e la coltivazione delle piante transgeniche.
Ha qualificato come “molto ragguardevole” il progetto di “riforma” sull’assicurazione-malattie del governo francese, un progetto che aggrava in modo considerevole le ineguaglianze in materia di accesso alle cure.
È stato uno dei promotori del Trattato Costituzionale Europeo. Questo Trattato ha l’obiettivo di incidere nel marmo le politiche ultraliberiste.
Il signor Romano Prodi e altri ultraliberisti hanno posto la libera concorrenza al di sopra del progresso sociale, lasciando la porta aperta al dumping sociale e fiscale. Costoro hanno pianificato una guerra economica permanente, senza fine, posizionando i cittadini europei nelle condizioni di stato di allerta continuo. Hanno voluto fare dell’Europa una giungla, dove il monopolio della violenza (economica o di altra natura) non appartiene, e ne’ può appartenere, che al più forte.
Essendo un cattolico convinto, il leader della sinistra laica pensa che le religioni devono giocare un ruolo importante nello sviluppo dell’Unione Europea.
Prodi ha istituito il GOPA (Group of policy advisers to the president – Gruppo dei consiglieri politici del Presidente), un organismo incaricato in particolare delle questioni religiose, e del quale la maggior parte dei membri sono cattolici praticanti.
In una lettera indirizzata a “la Repubblica”, Romano Prodi si rammarica per l’assenza di riferimenti alle radici cristiane nella nuova Costituzione Europea, quindi collegandosi alle posizioni papali, di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI:
“La domanda comune di tutte le Chiese di un riconoscimento esplicito nel preambolo della Costituzione del ruolo storico del cristianesimo non è stata accettata. Io penso che questo aspetto rappresenta veramente un anello mancante”…“Oggi, l’Unione Europea vede alle sue frontiere orientali la Russia, l’Ucraina, e la Bielorussia, e a sud-est la Turchia; con l’ingresso di Cipro e di Malta, l’Unione Europea è in contatto diretto con il Medio Oriente. In presenza di questa nuova situazione geografica, l’Europa ha una nuova responsabilità internazionale, in quello che concerne il diritto, la giustizia, la pace, ma questa responsabilità non potrà essere esercitata se la questione della sua identità, con il riconoscimento delle sue radici cristiane, non diverrà dirimente”…“Le religioni presenti storicamente in Europa, in particolare il cristianesimo (…) possono apportare un contributo essenziale, in quanto fattori di integrazione e di fraternità, elementi culturali che superano e trascendono il significato etnico di patria, e quindi contribuiscono ad una nuova stagione dell’europeismo e alla vocazione universale dell’Europa”… “La nuova Europa porta in sé i valori che hanno fecondato per due millenni l’essenza del pensiero e del modo di vivere, di cui il mondo intero è stato beneficiario. Il cristianesimo occupa un posto privilegiato fra questi valori”.
Parole di Romano Prodi!
Il libro bianco della Commissione sui principi del governo, che il cantore dell’ultraliberismo ha presentato nel 2001, è uno strumento ideologico per una politica dello Stato minimo, uno Stato dove l’amministrazione pubblica ha per missione non più quella di servire l’insieme della società, ma di fornire beni e servizi ad interessi settoriali e a clienti-consumatori, con il rischio di aggravare le ineguaglianze fra i cittadini e le regioni dell’Europa.
La sinistra antiliberista (sic!) italiana ha dimenticato che il signor Romano Prodi :
– è appartenuto a quella rete stay-behind, una rete che sta dietro le quinte, messa in piedi dagli Statunitensi dopo la Seconda Guerra mondiale per combattere l’influenza comunista.
– è stato membro del comitato di direzione del Gruppo Bilderberg, l’architetto della mondializzazione liberale : “Qualcosa deve rimpiazzare i governi,… e il potere privato mi sembra l’entità adeguata per farlo!”, ha dichiarato David Rockefeller, fondatore del Bilderberg
– era d’accordo per consegnare alla CIA informazioni confidenziali su cittadini europei che si recavano negli Stati Uniti,
– si è felicitato per il colpo di stato militare del 2002 contro il Presidente Hugo Chavez, un presidente eletto democraticamente e il cui governo ha lanciato tutta una serie di riforme sociali in modo che il Venezuela possa divenire un paese più giusto e meno impregnato di ineguaglianze,
– ha condannato il 59% dei cittadini europei che hanno posto Israele alla testa dei paesi che minacciano la pace. Per Prodi i sondaggi “mostrano l’esistenza continua di un pregiudizio che deve essere condannato” e “nella misura in cui questo potrebbe indicare un pregiudizio più profondo e più generale nei riguardi del mondo ebraico, il nostro disgusto è ancora più radicale”,
– non ha mai mancato un’occasione per promuovere la lingua inglese e di imporla come lingua unica dei negoziati per l’allargamento europeo. E la lista sarebbe lunga…
Cosa pensano i cittadini della sinistra antiliberista italiana, membri o no di un partito, di un sindacato, o di un’associazione, e che come noi si battono, senza molto contare, per mettere in scacco i principi neoliberisti, che Romano Prodi e i suoi accoliti ci predicano come ineluttabili? Si sentono, o no, traditi?

Fonte: http://www.michelcollon.info
Link: http://www.michelcollon.info/articles.php?dateaccess=2006-04-06%2011:02:44&log=invites
12.04.2013
Traduzione a cura di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova
Articolo pubblicato nel 2006 con il titolo: Il passato pesante di Romano Prodi

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