domenica 26 maggio 2013

Arte, natura e diritto di resistenza



Ghiande germoglianti di Quercus caroppoi. Foto di Oreste Caroppo del 30 novembre 2012
Ghiande germoglianti di "quercus elegans caroppoi"


La parola d’ordine (stra abusata e neanche tanto bella sia linguisticamente che concettualmente) è oggi “valorizzazione”, la messa a reddito del patrimonio (artistico e naturale), ma la rendita suona come una resa dell’arte al mercato. 
Nella Firenze del ‘600, il ricco schiavista Feroni acquistò e decise di ampliare la cappella Brancacci per proprio uso. In essa era contenuto un dipinto del Masaccio che tecnici corrotti, compiacenti, e gli stessi frati dichiararono potersi distruggere senza danno. 
I cittadini del Lung’Arno però insorsero chiedendo l’appoggio degli intellettuali dell’Accademia del Disegno che produssero una denuncia. Il Masaccio è ancora lì, nella cappella Brancacci. 
Quando la resistenza dei cittadini si unisce a chi conosce e non tradisce, e si ricorda di essere innanzitutto cittadino egli stesso, forse le battaglie si vincono.
Ma se oggi il tal dei tali, il sindaco Matteo Renzi (una delle tante teste bacate al potere. Ma chi l'ha eletto ? ) sostiene che Palazzo Vecchio debba diventare cuore del marketing della città - N.B.:“Quello stesso palazzo che ci aveva rifatto cittadini oggi ci fa clienti, passivi, sudditi del denaro !”- allora aveva ragione DOSSETTI che avrebbe voluto inserire nella Costituzione italiana, un articolo che manca . 
Questo articolo che deve essere inserito senza indugio recita così: ‘La resistenza agli atti del potere pubblico, che violino i diritti fondamentali della persona umana, è diritto e dovere di ogni cittadino’”.

Rosanna Carpentieri

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