venerdì 24 maggio 2013

Zucchero amaro: il primo atto politico è fare la spesa

Non smetteremo mai di ripetere che il primo atto politico è fare la spesa...

Coltivatevi la stevia sul balcone,  è meglio!



Quando prepariamo un dolce in casa, prendiamo un caffè al bar oppure guardiamo in tv la pubblicità di un cornetto nessuno di noi può immaginare la schiavitù che si nasconde dietro lo zucchero che rende gradevole quel cibo. La raccolta delle barbabietole è il lavoro manuale più massacrante e coinvolge migliaia di contadini soprattutto di Brasile e India: ricevono salari da miseria, consumano grandi quantità di crack per alleviare la fatica si ammalano per l’esposizione agli agro-tossici.
Nel 2011, sono stati prodtti più di 168 milioni di tonnellate di zucchero nel mondo: ogni persona ne ha consumato (mediamente) dai ventiquattro ai trentatre chili annuali. Questi dati hanno portato un grupo di gironalisti a scrivere un libro sulla genesi e i punti oscuri dell’industria dello zucchero. «Carro de Combate! (Carroarmato) – lo pseudónimo che associa i responsabili del progetto – ha così deciso di raccontare da dove viene lo zucchero, lungo l’intera catena produttiva, dalla piantagione della canna e della barbietola, fino agli scaffali del supermercato, passando per la raccolta e il processo di raffinazione.
«Lo zucchero è conneso tradizionalmente a pratiche  di schiavitù, particolarmente durante le epoche coloniall. Milioni di schiavi africani sono stati deportati nei campi americani per coltivare principalmente la canna da zucchero. A tutt’oggi, la produzione è caratterizzata da condiioni di lavoro durissime, da espropriazioni forzose e degradazione dell’ambiente», raccontano gli autori.
La catena è assai complessa. Quasi centrotrenta paesi nel mondo producono zucchero, ognuno in condizioni differenti, mentre migliaia di marche si riforniscono attraverso intermediari, altri ricorrono direttamente ai produttori. Ogni passo della catena produttiva, dalla semina al marketing, funziona secondo meccanismi propri.
La raccolta, l’origine della catena, è sicuramente l’anello più bagnato di sangue. Di fatto, il processo di raccolta mantiene la fama di uno dei lavori più duri esistenti, che nella maggior parte dei casi analizzati continua ad essere realizzato in forma manuale; la mano d’opera è talmente economica che, ad esempio, l’industria brasiliana non ha nessun interesse a intraprendere qualsiasi processo di meccanizzazione, auspicato già dagli anni Settanta. Lo stesso vale per il caso indiano, secondo produttore mondiale, in cui la meccanizzazione interviene in un 4 per cento della produzione, il restante 96 per cento è caratterizzato da lavoratori giornalieri armati di un macete.
«Spesso, per arrivare a un salario da miseria i lavoratori vengono sottoposti a giornate  estenuanti: alcune stime affermano che per il taglio, in media, di dodici tonnelate di canna al giorno, il singolo lavoratore cammina otto chilometri, dando decine di migliaia di colpi di macete e perdendo circa otto litri d’acqua», specifica il prologo del dossier.
In molti casi, i raccoglitori di canna finscono per consumare droghe, come crack o marihuana, per alleviare la fatica, mentre molti di loro, con solo pochi mesi di lavoro nelle piantagioni, finiscono col contrarre malattie, dovute alla durezza del lavoro, all’esposizione ad a agro-tossici, oltre alle nefaste condizioni, tanto igieniche quanto di sicurezza.
Micro-patrocinio
Di tutto questo si parla nel libro Amarga dulzura (Amara dolcezza). Per poter realizzare questo documento, Carro de Combate ha iniziato una campagna di micro-patrocinio per poter coprire i costi, cercando circa ciquecento sponsor che permettessero di raccogliere tutti i contenuti della ricerca in un e-book capace di descrivere l’intera catena di produzione dello zucchero.
Il documento è disponibile al prezzo di cinque euro e nella la pagina web dedicata a questo progetto editoriale è possibile leggerne alcuni frammenti. Tra un paio di settimane sarà possibile reperire una versione stampata, che può essere prenotata on-line attraverso questo link.



ISCRIVETEVI E PARTECIPATE SU FACEBOOK AL GRUPPO: PER UN CONSUMO CRITICO ED ETICO. ACQUISTARE=VOTARE
Il messaggio che ci viene instillato quotidianamente è di consumare:ma questa purtroppo è una trappola colossale.
Dobbiamo uscire da questa logica e dal modello di sviluppo dominante.
Ricordiamoci che acquistare equivale a votare.I consumatori devono recuperare il loro enorme peso politico ed il valore etico del fare la spesa.Se si finanziano,con l'acquisto dei loro prodotti, aziende che non sono etiche,che sfruttano i lavoratori,che frodano lo stato e,dunque tutti noi,con buste paga fittizie,siamo noi stessi a commettere un'ingiustizia ed un'illegalità.
Dietro le bollicine della coca cola non c'è l'attenzione ma lo sfruttamento dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo.Dietro le bollicine delle acque minerali esposte al sole dell'Ipermercato che si de definisce Universo non c'è l'attenzione all'universo, al creato, alla salute umana, all'ambiente ma la barbarie, l'inciviltà, l'illegalità e lo sfruttamento sistematico dei lavoratori, lo scempio del paesaggio, la mutazione della destinazione d'uso di luoghi del cuore, il vandalismo su cose e persone.
Diciamo basta!
Perchè acquistare è VOTARE !
Rosanna Carpentieri

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