domenica 9 giugno 2013

Chi specula sull'acqua nel Sannio ? L'emergenza ha un volto e un nome preciso: Alto Calore Servizi spa.

"Chi specula sull'acqua del Sannio". Un servizio de "L'Espresso" denuncia i disservizi nella gestione idrica di Benevento e Avellino
Chi specula sull'acqua del Sannio. E' questo il titolo di un servizio di Martino Villosio pubblicato oggi su "L'Espresso". Un articolo denuncia sui tanti disservizi e ombre nella gestione delle risorse idriche tra Benevento ed Avellino. Ecco quanto scrive Villosio sulla problematica:
"Tra Avellino e Benevento, in una zona ricchissima di risorse idriche, in circa 130 comuni i rubinetti funzionano a singhiozzo. Colpa del consorzio Alto Calore: che ha 87 milioni di debiti ed è accusato da più parti di essere una roccaforte di assunzioni 'politiche'

Monia Bontiempo vive a San Giorgio del Sannio, undicimila anime nella provincia di Benevento. Per lei l'estate del 2012 è difficile da dimenticare: "Ero agli ultimi mesi di gravidanza, con il caldo terribile di quelle settimane mi è capitato di rimanere con i rubinetti a secco anche per due giorni di seguito". Da maggio fino a fine settembre ha vissuto senza poter usare l'acqua corrente dopo le otto e mezza di sera. "E nei week-end la staccavano in pieno giorno, senza preavviso".

Quest'anno però si è attrezzata: "Ho fatto installare un'autoclave con la scorta di un quintale di acqua. Dalle nostri parti tutti ne hanno una in casa. Anche perché da circa 15 giorni è ricominciata la solita solfa". 

Protestare inutilmente o rassegnarsi a convivere con disservizi quotidiani e anacronistici. Il destino di Monia è quello di centinaia di persone che abitano tra il beneventano e una grossa fetta della provincia di Avellino. Tutti alle prese con un fenomeno, quello dei cronici intoppi nella fornitura dell'acqua pubblica, che tra Sannio e Irpinia fa fiorire il mercato dei serbatoi domestici. E stride in modo surreale con la realtà proposta da qualunque carta idrografica. 

"La provincia di Avellino, grazie soprattutto al massiccio del Terminio, dispone di un bacino idrico talmente ampio da alimentare gli acquedotti di ben tre regioni italiane, compresa la Puglia", spiega Gabriele Corona, presidente dell'associazione Altrabenevento, una vita passata a scandagliare i retroscena delle scelte ambientali e di sviluppo nel suo territorio. "Nella provincia di Benevento c'è un altro massiccio, quello del Taburno, più una serie di sorgenti minori. Insomma i problemi degli utenti non dipendono certo dalla scarsità di materia prima". 

E' un paradosso, quello che condiziona la vita di tantissimi abitanti dell'Appennino Campano, che si perpetua da anni tra montagne ricche di acqua e case dove i rubinetti funzionano a singhiozzo. Un disagio mai degenerato in rivolta né esploso sulle pagine delle cronache nazionali. Almeno fino ad oggi. 

Per tutti l'emergenza ha un volto e un nome preciso: Alto Calore Servizi spa. Si tratta del consorzio che gestisce il servizio idrico, e riscuote le bollette, per conto di circa cento comuni avellinesi e di una trentina di centri del Beneventano.

Proprio venerdì scorso il direttore generale della società, Eduardo Di Gennaro, si è presentano in prefettura ad Avellino e al cospetto dei rappresentanti sindacali ha snocciolato cifre da brivido: la Alto Calore spa ha 87 milioni di euro di debiti, distribuiti tra erario, fornitori, ditte impegnate nella manutenzione delle reti e soprattutto gli stessi comuni, che attendono di riscuotere una cifra oscillante tra i 15 e i 20 milioni di euro. Un quadro economico destinato, è il timore di molti, a incidere ancor di più sulla qualità del servizio erogato ai cittadini. Al punto che, un mese fa, l'azienda ha chiesto alle prefetture di Benevento e Avellino di poter sospendere l'acqua tra le 22 e le sei del mattino in tutti i centri. 

Permesso negato, ma in molti comuni clienti di Alto Calore tira aria di rivolta. Basta ascoltare le parole esasperate di Carlo Pizzullo, il sindaco di Montecalvo Irpino eletto nel 2009 con una lista civica: "Quest'anno ho intenzione di invitare i cittadini a non pagare più la bolletta dell'acqua se si ripeteranno disservizi all'utenza che vanno avanti da troppo tempo"

Paesi interi, nella torrida estate del 2012, da quelle parti sono rimasti a secco per giorni e anche quest'anno da Solopaca a Buonalbergo, da Taurasi alla zona del Tricolle ci si attrezza per il peggio mentre fioccano i contenziosi per migliaia di euro tra le amministrazioni e Alto Calore.

Il sindaco di Amorosi Giuseppe Di Cerbo, nel maggio dell'anno scorso, ha persino depositato un esposto in Procura a Benevento. "Nel 2006 Alto Calore firmò una convenzione con la precedente amministrazione", racconta, "con cui assunse la gestione del servizio idrico, la manutenzione ordinaria della rete e il diritto di riscossione delle bollette". Tre anni dopo il comune si è ritrovato sommerso da richieste di risarcimento di cittadini inferociti e con l'ottantasei per cento delle cantine allagate, ma soprattutto con un debito di circa 500.000 euro (oggi salito a 800.000) nei confronti di Acqua Campania, la società regionale che si occupa di fornire materialmente l'acqua. "Alto Calore ha riscosso le bollette", denuncia il sindaco, "ma ha omesso di versare al comune la quota necessaria a pagare Acqua Campania. Quando sono arrivato, nel 2009, ho trovato una situazione debitoria disastrosa".


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