E’ stata dichiarata ieri conclusa l’inchiesta della Procura della Repubblica, denominata, ‘Mani sulla città” esplosa con i dirompenti provvedimenti cautelari adottati lo scorso 8 gennaio e condotta dal sostituto procuratore Antonio Clemente.
Destinatari amministratori del Comune di Benevento, a cominciare dall’attuale sindaco Fausto Pepe (Pd), imprenditori, tecnici dirigenti e funzionari Palazzo Mosti. Oggetto di ‘Mani sulla città’ la gestione di appalti e forniture di beni e servizi del Comune. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono concussione (anche elettorale), corruzione, truffa, falso, frode nelle pubbliche forniture, fatturazioni false e abuso di ufficio.
50 le persone e 12 le imprese indagate che ora hanno 20 giorni di tempo per farsi interrogare o proporre memorie difensive, dopo di che la Procura deciderà se chiedere o meno il rinvio a giudizio sulle cui richieste di pronuncerà, concedendolo o meno, il Giudice per l’Udienza Preliminare.
L’ipotesi accusatoria è gravissima, al punto che non pochi hanno chiesto al sindaco Pepe di dimettersi onde lasciare fuori e indenne la città che ancora rappresenta, dal gravoso accertamento della verità giudiziaria (sia Pepe che tutti gli altri indagati, comunque, hanno professato la propria innocenza).
 Su quello che accade nell’amministrazione del Comune di Benevento, il procuratore della Repubblica di Benevento, Giuseppe Maddalena, ha scritto parole che hanno lasciato nello sgomento la pubblica opinione. Rileggiamole: “Le indagini affidate alla Digos di Benevento sono state avviate nel 2010… Dagli atti emerge uno spaccato criminale amministrativo davvero preoccupante soprattutto dall’incrocio dei dati forniti dalle dichiarazioni delle persone informate sui fatti, dalle intercettazioni telefoniche e dalla documentazione acquisita.
Gli indagati risultano infiltrati nel tessuto socio-economico ed amministrativo, a volte con il paravento di attività formalmente lecite, col fine in realtà concretamente realizzatosi… di acquisire, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo di appalti pubblici e l’affidamento di servizi.
In particolare le indagini svolte hanno consentito di svelare un sistema di illegalità diffuso e di rilevare, nei comportamenti dei suddetti pubblici ufficiali, un vero e proprio ‘comitato trasversale di affari’ che ha determinato un condizionamento e un inquinamento ambientale nelle procedure d’ufficio, con conseguenti riflessi sulla credibilità dell’Ente Comunale e sulle sue risorse.
L’azione investigativa ha consentito inoltre di acquisire fonti di prova soprattutto sul fenomeno della corruzione e/o concussione esteso a diversi amministratori e tecnici comunali… In alcune occasioni, a promuovere e/o organizzare altre vicende di natura illecita… sono stati proprio i predetti pubblici amministratori e/o funzionari, i quali hanno più volte affidato servizi e pagato le relative prestazioni, senza che a monte vi fosse stata alcuna determina di affidamento, a una cooperativa sociale, in cambio di consensi elettorali; in tale ambito sono anche emersi riferimenti e minacce di licenziamento nei confronti dei soci lavoratori di tale cooperativa, al fine di coartarli ad esprimere il loro voto a favore di detti politici.
In ultimo si rappresenta che i flussi di danaro proveniente dalle rilevanti attività truffaldine accertate (di svariati milioni di euro), hanno rilevato uno scenario devastante circa la pervicace volontà di depredare le risorse pubbliche pur di raggiungere lucrosi interessi criminali.
(Sembra la fotografia di altro comune sannita, San Giorgio del Sannio n.d.r.)
In definitiva le indagini hanno disvelato un vero e proprio ‘sistema’ illegale che comprende il livello politico-amministrativo (sindaco, consiglieri), il livello dirigenziale-tecnico (dirigenti, funzionari e tecnici comunali), il livello imprenditoriale. Tutti i componenti del sistema criminale si muovono in sinergia per procacciarsi anche illeciti profitti personali.
I responsabili politici ed amministrativi non si muovono solo per interesse pubblico, per garantire un servizio pubblico, o meglio, tali evenienze sono eventualmente garantite solo se coincidono con il fine privatistico del guadagno personale”.
Sulla stessa linea di valutazione di Maddalena anche il magistrato terzo (cioè, non di parte, come la Procura che nel procedimento sostiene la pubblica accusa) che si è interessato al caso, il Giudice per le Indagini Preliminari, Flavio Cusani che così ha scritto nell’ordinanza di adozione dei provvedimenti cautelari:
“Gli indagati agiscono ‘nel più rozzo favoritismo e nel mercimonio della funzione, non più svolta nell’interesse esclusivo della collettività, ma per perseguire utilità ed interessi privati propri, di familiari, di persone o imprese amiche; e ancora ‘emerge in particolare la mediocrità del personale tecnico e dirigente…che a parte la palese disonestà manifestata…appare del tutto inadeguato. I dirigenti e i tecnici vengono fuori…come i vasi di coccio di manzoniana memoria, stretti nella morsa costituita da una parte dall’arroganza dei politici disonesti e dall’altra dalle blandizie e dai favori offerti da imprenditori spregiudicati…’; infine la struttura burocratica del Comune di Benevento risulta aver abdicato alla funzione pubblica (di imparzialità, indipendenza e autonomia) ‘mostrandosi indifesa e debole di fronte agli abusi di potere e alla corruttela di alcuni dei politici eletti…”..
Specificato che su richiesta della Procura, lo stesso Gip Cusani ha anche disposto, il 21 gennaio, per alcuni indagati, l’adozione di misure cautelari reali, cioè gravanti sul patrimonio degli indagati, in parte nel tempo poi mitigate (per un valore comunque di 6 milioni di euro), le misure cautelari personali prese a gennaio e poi, nelle settimane e nei mesi successivi, prima attenuate e poi revocate, hanno riguardato: per la custodia in carcere:
1 – Boccalone Luigi, già assessore alle Finanze dal 2006 al 2011 e l’8 gennaio presidente del Consiglio Comunale di Benevento (ha successivamente rassegnato le dimissioni dal Consiglio);
2 – Cavaliere Antonio, imprenditore edile di San Cipriano d’Aversa, cognato dell’ex parlamentare del Pdl Nicola Cosentino);
3 – Damiano Aldo, già assessore ai Lavori Pubblici e dal 2006 al 2010, l’8 gennaio consigliere comunale di Benevento, carica dalla quale, come Boccalone, s’è subito dimesso;
4 – Racioppi Giovanni, funzionario tecnico del Settore Lavori Pubblici del Comune di Benevento;
5 – Siciliano Mario, imprenditore e amministratore della Sma” e procuratore della Gesico”
per gli arresti domiciliari:
1 – Capossela Silvano, imprenditore edile di Benevento, presidente della sezione provinciale dell’Ance, direttore tecnico della ‘Progettare e Kostruire srl’; e della ‘Costruzione e Restauri Capossela srl’;
2 – Ciardiello Pietro, imprenditore edile di Benevento, amministratore unica dell’omonima srl;
3 . Tedesco Luigi, imprenditore impiantistica di Benevento e amminsitratore unico della ‘artistica srl’;
Per l’obbligo di dimora in un comune diverso da Benevento:
1 – Diana Angelo, di Casal di Principe, tecnico di fiducia dell’imprenditore Cavaliere Antonio;
2 – Lanzalone Andrea, dirigente del Settore Finanze del Comune di Benevento;
3 – La Peccerella Roberto, già dirigente del Settore Lavori pubblici del Comune di Benevento;
4 – Pellegrino Giuseppe, già funzionario tecnico del Settore Lavori Pubblici del Comune di Benevento;
5 – Pepe Fausto, sindaco del Comune di Benevento;
6 – Siciliano Giuseppe, imprenditore edile di Benevento, amministratore unico della ‘Siciliano Giuseppe Costruzioni srl’ e della ‘Gesico’;
7 – Timossi Achille, funzionario tecnico del Settore Lavori Pubblici del Comune di Benevento”.
8 – Scocca Andrea, architetto, funzionario del Comune di Benevento.
La Pubblica accusa aveva chiesto inizialmente al Gip Cusani nove restrizioni in carcere. Cinque sono state concesse, come detto. Non concesse dal Gip, invece, quelle per Silvano Capossela (per lui Cusani ha disposto gli arresti domiciliari); per Claudio Mosè Principe ex assessore comunale ai Lavori Pubblici (rimasto indagato a piede libero); per Andrea Lanzalone per il quale Cusani ha stabilito l’obbligo di dimora fuori città; per Roberto La Peccerella, 54 anni, funzionario del Settore Lavori Pubblici del Comune invece, destinatario dal Gip del provvedimento di divieto di dimora a Benevento.
La Procura aveva chiesto, inoltre, sei restrizioni domiciliari e Cusani ne ha concesso due (oltre a quella già detta per Capossela) per: Pietro Ciardiello e Luigi Tedesco. Tale provvedimento cautelare domiciliare, invece, non è stato concesso nei confronti di altre quattro persone rimaste indagate a piede libero e cioè: Mario Ferraro, 59 anni, di Montesarchio, presidente della cooperativa sociale San Valentino; Cosimo Nardone, 60 anni, di Montesarchio, vicepresidente di tale cooperativa; Maurizio Lando, 41 anni, di Casola, amministratore della ‘Diamont Road’ ed ex amministratore della ‘Costruendo srl’; Salvatore Maggio, 56 anni, di Casandrino, imprenditore.
La misura cautelare dell’obbligo di dimora fuori Benevento dalla Procura era stata richiesta dalla Procura per 13 indagati, il Gip Cusani l’ha concessa solo per alcuni (come detto è stata applicata anche a Lanzalone e La Peccerella, ma per loro, come sopra scritto, la Procura aveva chiesto una misura più severa). L’accoglimento del Gip di tale misura c’è stato nei confronti del sindaco Fausto Pepe e di: Angelo Diana, di Casal di Principe, tecnico di fiducia di Cavaliere, Giuseppe Siciliano, Giuseppe Pellegrino, Andrea Scocca e Achille Timossi.
Detta cautela dal Gip è stata invece, rigettata, per l’ex assessore comunale (Idv) e presidente della Commissione consiliare urbanistica del Comune, Renato Lisi; Antonio Chiantese, di Sant’Antimo, amministratore della Sama gas; Angelo De Maria, 28 anni, di Acerra, ex amministratore della Sama gas; Cipriano Di Puorto, 44 anni, di Aversa, presidente del Consorzio stabile Archè; Vincenzo Rosiello, 58 anni, ingegnere di Benevento; Mario Di Lorenzo, 62 anni, di Benevento, architetto, già funzionario del Comune di Benevento; Ananmaria Villanacci, 48 anni, funzionaria del Settore Servizi Sociali del Comune.
La Procura della Repubblica, invece, nei confronti dei restanti indagati non ha richiesto alcuna misura cautelare, essi sono: Giovanna Bianchini, 76 anni di Benevento, amministratrice della Costruzioni e Restauri Capossela; Fortunato Capocasale, 54 anni, di Benevento, segretario delle Commissioni consiliari della Provincia di Benevento; Fernando Capone, 55 anni, di Buonalbergo, già dirigente del Comune di Benevento nella precedente Amministrazione D’Alessandro; Antonio Cusano, 61 anni, di Vitulano, ingegnere; Giovanni Cusano, 54 anni di Vitulano già del Corpo Forestale dello Stato, Franco Diana, 34 anni, di San Cipriano d’Aversa, imprenditore; Silvio Diana, 63 anni, di San Cipriano d’Aversa, imprenditore; Giuseppe Lamparelli, 57 anni, vicepresidente del Consiglio Provinciale, del Pd; Lello Leone, 31 anni, ex amministratore della Lcm car; Lorena Lombardi, 44 ani, di Foglianise, funzionaria del Settore Ambiente del Comune; Luigi Lugas, 39 anni, di Orta d’Atella, imprenditore; Antonio Orlacchio, 66 anni, segretario generale del Comune di Benevento e sindaco di Cautano; Giovanni Pallotta, 38 anni, di Benevento; Ludovico Papa, architetto, 61 anni di Benevento; Ferdinando Petrella, 47 anni, di Caserta direttore tecnico e socio di maggioranza della ‘Segnaletica Putrella srl’; Raffaella Rappucci, 34 anni, di Benevento; Vincenzo Rappucci, 60 anni, di Benevento, già appartenente al Corpo Forestale; Anna Maria Settembrini, 51 anni, di Benevento, amministratore unico della ‘Progettare e Costruire srl’;Giuseppe Somma, 63 anni, di Benevento, geometra del Comune; Anna Maria Sparandeo, 67 anni, di Benevento; Giancarlo Sperduti, 65 anni, di Benevento, geometra del Comune; Giovanni Fantasia, ufficiale della Polizia Municipale di Benevento.
Nello specifico, a gennaio, i capi di accusa, per i destinatari di provvedimenti cautelari, sono stati:
per il sindaco Pepe: corruzione, corruzione elettorale, concussione elettorale, falso e truffa;
per il presidente Boccalone: corruzione e concussione;
per il consigliere Damiano: turbativa di gara, falso, truffa, corruzione e corruzione elettorale; concussione e concussione elettorale;
per l’imprenditore Cavaliere: frode nelle pubbliche forniture, falso, truffa e corruzione;
per l’imprenditore Mario Siciliano: fatture per operazioni inesistenti, corruzione, falso, truffa;
per il funzionario comunale Racioppi: frode nelle pubbliche forniture, corruzione, falso, truffa;
per il presidente dei costruttori Capossela: fatture per operazioni inesistenti;
per l’imprenditore edile Pietro Ciardiello truffa e corruzione;
per l’imprenditore edile Luigi Tedesco: corruzione;
per il tecnico Angelo Diana: truffa;
per il dirigente comunale Lanzalone: falso;
per il funzionario comunale La Peccerella: frode nelle pubbliche forniture, truffa e falso;
per il funzionario comunale Pellegrino: frode nelle pubbliche forniture, truffa e falso;
per il funzionario comunale Timossi: frode nelle pubbliche forniture, truffa e falso;
per il funzionario comunale Scocca: falso e truffa.
Si segnala vivamente la lettura del blog giornalistico monotematico "SANNIO REPORT-Cronache dal territorio tranquillo", cui rinviamo per ogni approfondimento, indispensabile per il riscatto civico ed il ripristino della legalità.
(Rosanna Carpentieri)

Rinvio a giudizio per il sindaco Pepe e i vertici dell’ASIA

Questa mattina, presso il Tribunale di Benevento, dopo il rinvio al 20 febbraio dell’ udienza preliminare per tribunale benil processo “Mani sulla Città,  il GUP Maria Di Carlo, ha rinviato a giudizio il Sindaco di Benevento, Fausto Pepe, Lucio Lonardo, presidente dell’Asia (l’azienda per la raccolta e smaltimento dei rifiuti), Massimo Romito, direttore della medesima azienda, Gerardo Giorgione, presidente pro tempore del Consorzio per i rifiuti “Benevento 1”, e Carmine Cossiga, commissario del Consorzio in relazione alla vicenda di Piano Borea. L’udienza è stata fissata per il 5 marzo 2013. I fatti contestati al Sindaco, dal PM Giammarino, sono omissione di atti di ufficio in merito alla gestione dello smaltimento di rifiuti nella discarica.