lunedì 31 marzo 2014

Incendio Barletta: in troppi hanno sbagliato ma il prezzo del misterioso rogo l'ha pagato la salute dei residenti

“Quel che è accaduto dopo l'incendio a maggio 2009 del capannone dell'iper store di S. Giorgio del Sannio (situato in un lotto p.i.p. di contrada Cesine, occupandolo per intero, senza spazi adibiti a parcheggio e senza aree a verde proporzionali alle superfici coperte, n.d.r.) è una vicenda caratterizzata da evidenti omissioni, responsabilità e ritardi”. 
Lo denuncia il dossier dell’associazione ambientalista Altrabenevento presentato oggi pomeriggio nella sala consiliare della cittadina del medio Calore. E' bruciato il magazzino all'ingrosso "Cash and Carry" dell’Iper Store Barletta in Contrada Cesine lo scorso 23 maggio, ma il caso scotta ancora. 
La conferenza stampa è stata tenuta dal presidente di Altrabenevento, Gabriele Corona, dall’avvocato e membro dell’associazione, Sandra Sandrucci e da Rosanna Carpentieri, la cittadina residente (a pochi passi dalla struttura) che in questi mesi ha denunciato con forza la probabile emergenza sanitaria creatasi a seguito del rogo. L’Asl è intervenuta per i controlli di rito tre giorni fa, ha detto Corona. I risultati dei rilievi dell’Arpac, effettuati dopo oltre due mesi, non sono ancora noti. Per la famiglia Carpentieri, intanto, è stato disposto, proprio questa mattina, il trasferimento in albergo a causa dell'aria ancora irrespirabile: dopo tre mesi.
(Ma era una "bufala" concertata dal sindaco per scongiurare l'intervento del N.O.E. su richiesta della Carpentieri, la quale ha potuto verificare che nessun agriturismo era stato contattato dal Comune per ospitare la famiglia Carpentieri !)

Il nostro cronista ricorda perfettamente quel 23 maggio , realizzò infatti una fotogallery (Guarda le foto) per questo portale e respirò, per più di un’ora, i fumi di quell’incendio durato 60 ore, anche i liquami che fuoriuscivano dalla struttura investirono le sue scarpe fino alla caviglia. Ma il racconto che la Carpentieri ha fatto in conferenza stampa è ancora più minuzioso: “Erano le 2 di notte , fui svegliata di soprassalto da un forte scoppio: erano i vetri della mia casa andati in frantumi. Lambimmo le fiamme con l’acqua del pozzo senza ottenere grandi risultati. Gli alberi bruciavano e anche la mia auto era andata a fuoco. Trovammo riparo solo nel terreno retrostante l’abitazione”.  La struttura, però, fu dichiarata agibile dai Vigili del Fuoco e l’Arpac, il mattino seguente, posizionò un rilevatore dell’ambiente, ritirato circa una settimana dopo. 

L’aspetto che più inquieta, secondo il presidente Corona, è la mancanza totale di solidarietà da parte delle istituzioni e di tutta la comunità cittadina. La donna, infatti, è stata sola a denunciare le conseguenze dell’accaduto, neanche gli abitanti della zona sono parsi essere al suo fianco. 

Il dossier di Altrabenevento, oggi pomeriggio,è stato presentato con l’aiuto di un proiettore, illustrando fotografie e documenti ufficiali. “Siamo a conoscenza della presenza nell’aria, di tracce di benzene, sostanza altamente cancerogena – ha dichiarato Corona - . Non è stata controllata la salute di questi cittadini residenti e non sono state rispettate le normative per la bonifica dello stabile. L’abbattimento è iniziato il 7 agosto senza rimuovere il materiale organico in putrescenza depositato lì da mesi. Senza recintare il cantiere, senza norme di sicurezza: una serie di provoloni sommersi da catste di lamiere”. I lavori poi sono stati bloccati dalla stessa ditta a seguito di un ufficiale intervento degli ispettori della Digos della Polizia di Stato.

Corona, grazie all’aiuto di vecchie immagini, ha poi mostrato la tettoia e le coperture laterali dell’edificio per il commercio all’ingrosso: “La copertura della parte retrostante del capannone non era prevista nel progetto iniziale, come mai? Doveva rimanere tale se lasciata aperta, ma abbiamo la sicurezza che questa è stata chiusa. Vecchie immagini testimoniano che anni fa c’erano dei teli rossi in plastica morbida a coprire il costone laterale dell’edificio: sostanzialmente aperto ai lati. Fu poi sostituito tutto con materiale in policarbonato rigido altamente trasparente e infiammabile”. 

Poi il presidente ambientalista ha fatto riferimento a una presunta mancanza di accorgimenti da parte dei proprietari per prevenire il rogo: “Non ci sono tracce di impianti anti-incendio nella parte posteriore della struttura. Sotto quella copertura c’era materiale altamente infiammiabile: carta, strutture in legno, confezioni di plastica, alimenti e scatolette”. 

L’inchiesta di Altrabenevento sarà pubblicata nei prossimi giorni sul suo sito di riferimento(www.altrabenevento.org). All’interno sono elencati anche tutti i requisiti che un’azienda di commercio all’ingrosso deve avere, con tutte le leggi di riferimento, per porre in essere l’attività: compreso il certificato anti-incendio. 

A questo punto ha preso nuovamente la parola Rosanna Carpentieri, vera vittima di questa vicenda. La donna, dopo una denuncia a mezzo stampa con un articolo del "Quaderno Settimanale", ha segnalato lo scorso 25 giugno l’emergenza sanitaria con un’ufficiale richiesta di bonifica. Tante le difficoltà anche per ottenere controlli sanitari specifici a proprie spese, consultando anche gli ospedali militari nazionali senza ottenere risposte adeguate. Poi i problemi con il sindaco di San Giorgio del Sannio. “Sono stata costretta – ha dichiarato la Carpentieri – a scrivere un atto formale di diffida al primo cittadino chiedendogli quali provvedimenti erano stati presi per monitorare la zona del disastro ecologico”. 

“Tutto questo è accaduto per un’evidente mancanza di rispetto delle normative – ha aggiunto l’avvocato Sandrucci di Altrabenevento - ”. Secondo l’associazione, infatti, il responsabile del sito avrebbe dovuto comunicare, con un atto notorio indirizzato alle autorità preposte, che dai risultati delle analisi non ci fosse alcun tipo di contaminazione, ma di questo non vi è traccia. “Ancora non sappiamo, ad oggi, se quell’area è contaminata – ha aggiunto la Sandrucci - . Il Comune ha previsto solo un piano di dismissione, non controlli sanitari!” Poi il riferimento alla conferenza dei servizi in merito del 5 agosto, nella quale, secondo l’associazione, non è stato fatto nulla per risolvere il problema.

Il dossier, infatti, ha elencato tutte le regole da rispettare in caso di grandi incendi di strutture di questo tipo, oltre a tutte le norme vigenti in materia di inquinamento dell’acqua e dell’aria. C’è anche un caso simile: a Orvieto. Un capannone andò in fiamme e dopo un mese già fu già disposta la bonifica e le rispettive analisi. A Chieti, sempre a seguito di un incendio, furono tranquillamente pubblicati i risultati dei rilievi ambientali sui siti ufficiali.

Infine, Corona ha elencato una serie di responsabilità politiche. In primis, a suo dire, della deputazione sangiorgese (onorevole M.Pepe del PD, n.d.r.) e dell’assessore all’Ambiente della Provincia di Benevento, Gianluca Aceto,“che in questa storia non è mai intervenuto”. 
Stanotte a San Giorgio del Sannio c’è la “Notte bianca” e Altrabenevento ricorderà l'accaduto in Contrada Cesine,  ironicamente, con una cartolina di un bianco e nero drammatico, accompagnata dalla dicitura: “Per ricordare i giorni neri…”
Lorenzo Palmieri, Il Quaderno 22 . 08. 2009

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