giovedì 2 ottobre 2014

Il problema non è la “crisi”: la vera emergenza è quella democratica e di sopravvivenza del Popolo italiano, dei suoi valori costituzionali, del suo patrimonio economico, sociale e culturale

 
NAPOLITANO, AMATO, PRODI, DRAGHI, LETTA, RENZI E BERLUSCONI
I GRANDI MANAGER PUBBLICI 
(MASTRAPASQUA, BEFERA, MORETTI, ETC.)
IL DECRETO IMU- BANKITALIA E L'EUROGENDFOR
NAPOLITANO, AMATO, PRODI, DRAGHI, LETTA, RENZI E BERLUSCONI
I GRANDI MANAGER PUBBLICI 
(MASTRAPASQUA, BEFERA, MORETTI, ETC.)
IL DECRETO IMU- BANKITALIA E L'EUROGENDFOR
Fra i numerosi complici, si segnala il forte ruolo avuto nei fatti descritti dai personaggi più potenti ed influenti: Romano Prodi, Giuliano Amato, Mario Draghi, Mario Monti ed Enrico Letta.
Si chiede agli inquirenti di verificare se sia un caso, che questi politici ed economisti italiani, che hanno guidato le istituzioni nazionali ed europee nei momenti­‐chiave del drammatico processo di svuotamento delle sovranità statali in favore del Super­‐Stato non democratico europeo, facciano tutti parte con incarichi prestigiosi dei club e think thank internazionali, a cui si è accennato e che Mario Monti, Romano Prodi, Mario Draghi e Gianni Letta siano tutti advisor di Goldman Sachs. 
Ma soprattutto ci si chiede se sia normale, che queste persone entrino ed escano dalle istituzioni italiane ed europee, salvo poi tornare dai propri datori di lavoro privati, ossia banche d’affari o organizzazioni internazionali non democratiche né rappresentative, come FMI e BCE, che ormai dirigono l’Europa in materia di finanza ed economia, e se ciò non costituisca un evidente e pericolosissimo conflitto d’interessi.
Inoltre, rimane da chiarire il ruolo del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, poiché è stato innegabile protagonista nell’imporre esplicitamente – con modalità da più parti apertamente criticate e definite anti‐costituzionali ­‐ le principali scelte politiche degli ultimi anni. In particolare, è innegabile il suo ruolo determinante nella formazione degli ultimi tre governi “d’emergenza”, che abbia controfirmato leggi palesemente incostituzionali, molte, infatti, successivamente dichiarate tali dalla Consulta ed avallato modifiche costituzionali sostanziali, come quella dell’art. 138 Cost. e l’inserimento del pareggio di bilancio nella Carta.
Gravissime potrebbero essere anche le responsabilità di manager pubblici, quali Antonio Mastrapasqua, di cui la trasmissione La Gabbia di La7 ha rivelato una lettera segreta e non smentita, in cui comunica che l’INPS da lui presieduto non può sostenere i deficit per altri due anni e che se i cittadini sapessero che non riceveranno le pensioni “scoppierebbe una rivolta”. 
Eppure quando Mastrapasqua prese le redini dell’Istituto, nel 2009, il bilancio era in avanzo di ben 7 miliardi: ci si chiede se la sua gestione non abbia influito su questo tracollo.
Aldilà delle colpe nella cattiva gestione, molti grandi manager pubblici, come Attilio Befera e Mauro Moretti, o anche a quelli a livello locale, potrebbero essersi resi complici in prima persona nella privatizzazione selvaggia del patrimonio e dell’amministrazione pubblica, così come tutti i soggetti nominati in diversi ruoli di responsabilità dagli autori del reato, nonché gli imprenditori che hanno ottenuto appalti strategici.
Il problema non è la “crisi”: la vera emergenza è quella democratica e di sopravvivenza del Popolo italiano, dei suoi valori costituzionali, del suo patrimonio economico, sociale e culturale.
A conferma della grave pericolosità sociale degli autori del reato, si rileva con sconcerto che, neanche dopo la Sentenza della Massima Istanza, che accerta ogni ragionevole dubbio la grave illiceità della loro elezione, gli autori del reato abbandonano le istituzioni illegittimamente controllate, impedendo in modo ancora più violento il diritto di voto al Popolo sovrano.
Napolitano avrebbe, inoltre, utilizzato i poteri di grazia con dubbia legalità nei casi Sallusti e Romano ed influito sulla Magistratura nelle indagini sulla Trattativa Stato-Mafia, come delineato dalla richiesta di messa in stato d’accusa, proposta dai parlamentari del Movimento 5 Stelle contro di lui a fine gennaio 2014.

Assistiamo allibiti all’ennesimo inciucio fra PD e PDL e, dopo 8 anni di attese e bugie, ad un fulmineo accordo sulla prossima riforma elettorale, che risulta di nuovo palesemente incostituzionale; l’unica novità sembra essere la totale esclusione della possibilità per i piccoli e nuovi partiti indipendenti di arrivare in Parlamento. 
Ed ancora una volta l’inganno ai danni dei cittadini si ripete, poiché il cd. Italicum, viene presentato all’opinione pubblica come un sistema che porta maggiore democrazia e soprattutto come un proporzionale corretto, cosa che oggettivamente e nuovamente non è. (59)
Negli ultimissimi giorni assistiamo addirittura alla creazione di un nuovo Governo, con la designazione di Matteo Renzi a Presidente del Consiglio: un politico scelto con le primarie, ossia elezioni senza alcuna garanzia di correttezza, essendo totalmente gestite dai partiti stessi, già condannato in primo grado, che si è accordato con Berlusconi, un politico con condanna definitiva e per questo espulso dal Parlamento, per fare “le riforme” senza nuove elezioni.
La sentenza della Corte Costituzionale, sembra essere tragicamente caduta nel vuoto.
Anche la violenza e l’usurpazione economica s’intensificano esponenzialmente, tramite i progetti in atto di Unione bancaria e l’aumento del capitale Bankitalia, che si traduce anche nella possibilità per i detentori delle quote, per il 94% privati, di venderle, mentre prima erano indisponibili, senza alcun reale vantaggio finanziario e reale per lo Stato. 
L’Italia, anzi, sarà così ancora più vulnerabile di fronte ai mercati internazionali, ossia ai grandi investitori, speculatori e banchieri, oltre al danno dei dividendi annui che dalla mano pubblica passano ai soci privati, per un massimo del 6% del capitale sociale, che oggi ammonta a 7,5 miliardi.
Ma la cosa che più preoccupa è il rafforzamento delle potestà esecutive del super-­Stato europeo, in capo ad una nuova Polizia europea, l’Eurogendfor, di stanza a Vicenza e nata col Trattato di Velsen del 18 ottobre 2007 ­‐ di cui, come quasi tutti quelli citati, gli italiani non sono stati neanche informati ­‐ e che impegna solo cinque Stati: Francia, Spagna, Portogallo, Olanda, oltre l’Italia, che vi farà a breve totalmente confluire l’Arma dei Carabinieri.
E’ evidente che si tratti di una Polizia con super-­poteri ed immunità giudiziarie, che solo un super-­Stato anti-­democratico, che non ha intenzione di garantire i più minimi diritti civili dei cittadini, rispetto ad eventuali abusi delle forze dell’ordine, poteva ideare. (60)
Non vi è alcun plausibile motivo, inoltre, per devolvere le risorse di sicurezza nazionale ad una Polizia sovranazionale, che opera per soli 5 Stati su 27 Ue, che interviene, non solo a livello internazionale, ma anche sull’ordine e le sicurezza interna, se non per ultimare in tali Paesi lo svuotamento del potere esecutivo statale a favore di questo sistema e creare forze di Polizia addestrate a livello centrale, senza un’identità ed un sentimento nazionale, che possano intervenire negli ormai sempre più probabili, come si è illustrato, anzi già presenti, disordini e rivolte popolari.
(59) Il nuovo progetto di legge non ripristina affatto il voto diretto richiesto dagli artt. 56 e 58 Cost. e la vittoria dei partiti di maggioranza è comunque una vittoria assicurata, dal momento che al secondo turno non ci sono soglie da raggiungere. Di certa incostituzionalità sembra, poi, la soglia di sbarramento abnorme, 8%, e la sua modulazione.
(60) Desta grave allarme l’art. 29 del trattato di Valsen, che prevede che i gendarmi non possono essere messi sotto inchiesta dalla giustizia dei Paesi ospitanti, così come l’art 28, che non prevede ci possano essere risarcimenti a carico dell’Eurogendfor per danni eventualmente arrecati alle proprietà ed alle persone. I locali, la documentazione e gli archivi dell’Eurogendfor sono, inoltre, segreti, non possono essere sottoposti a perquisizioni, ed immuni da provvedimenti esecutivi delle Autorità giudiziarie degli Stati dove operano (artt. 20 e 21).


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