martedì 28 aprile 2015

Legge elettorale come nel fascismo ???

Proprio mentre al senato stanno chiedendo la fiducia sula legge elettorale.. diffondo queste riflessioni di Giannuli...

Ribelliamoci contro questo PD..  e lo dico anche/soprattutto a coloro che sono del PD!
Renzi è ai limiti del colpo di Stato. Intervenga Mattarella !
La vicenda della legge elettorale va oltre ogni limite costituzionale. 
Eletti grazie a un sistema incostituzionale stanno per varare una legge con uguali difetti !

La vicenda della legge elettorale sta andando oltre ogni limite costituzionale. Un Parlamento eletto grazie ad un sistema elettorale incostituzionale e nel quale quasi un quinto degli eletti ha cambiato bandiera, sta per varare una legge elettorale che ha gli stessi difetti di incostituzionalità.
Per di più questa è opera di un solo partito che, grazie al premio di maggioranza ed ai cambi di casacca, ha trasformato il suo 25% in una probabile maggioranza di seggi, che non si capisce chi rappresentino, anche perché una parte importante dei deputati di quello stesso partito è contraria e gli elettori avevano votato per quelli che oggi sono in minoranza.
Già questo è un quadro di totale anomalia, che segnala la degenerazione autoritaria delle nostre istituzioni.
 
Per di più, lo spirito della Costituzione (art. 72) vorrebbe che le leggi elettorali fossero terreno di prevalente -se non esclusiva- competenza parlamentare e non governativa, ed il costume costante, nella storia repubblicana, è stato sempre quello di lasciare la massima autonomia ai gruppi parlamentari su questo tema. E si suppone che, in una materia tanto delicata, sia auspicabile lasciare ai parlamentari massima libertà di voto.
 
Ora siamo al punto che, non solo il disegno di legge è stato avanzato in prima persona dal governo, ma il Presidente del Consiglio, nella sua doppia veste di segretario del partito di maggioranza, ha imposto forzosamente un iter legislativo senza precedenti, giungendo a rimuovere e sostituire ben 10 rappresentanti del suo partito in Commissione Affari Costituzionali. 
E, per di più si minaccia il ricorso al voto di fiducia per costringere i dissidenti ad uniformarsi e si chiede di impedire il voto finale segreto.
Sul voto di fiducia, che rimarca una volta di più l'invasione di campo del governo ai danni del Parlamento, conviene spendere qualche parola di più. 

Si invoca il precedente del 1953, quando De Gasperi pose la fiducia per accelerare l'approvazione della "Legge-truffa". Si dimentica, però, che il presupposto di quella richiesta, esplicitamente richiamato nel discorso di De Gasperi, era la necessità ed urgenza, perché le elezioni si sarebbero svolte in giugno e, a gennaio, c'era un serrato ostruzionismo delle opposizioni e non si era ancora concluso l'iter nel primo ramo del Parlamento. 
Ma, nel nostro caso, le elezioni dovrebbero aver luogo fra tre anni: quale è l'urgenza?
 
Quanto al voto segreto, l'articolo 49 della Camera prevede esplicitamente la possibilità di ricorrere al voto segreto qualora ne faccia richiesta il numero prescritto di deputati. Per cui, non si vede come possa essere evitato, anche in presenza di Presidenti delle Assemblee di cui ci è noto lo spirito di parte.
L'insieme di queste considerazioni rende assolutamente chiara la scorrettezza procedurale con cui si sta giungendo a riformulare una delle leggi fondamentali dell'ordinamento. 
Che un singolo partito (al massimo, ma non è sicuro, accompagnato da qualche residuo di partiti ormai quasi disciolti) pretenda di imporre una legge elettorale contro la volontà tutti gli altri (compreso il partito alleato nelle precedenti elezioni politiche) è di per sé una violazione dello spirito della Costituzione, per il quale la legge elettorale deve essere legge di condivisione, come sempre quando si tratta di fissare le regole del gioco. 
Ci sono due precedenti di maggioranze di governo che hanno imposto la loro volontà in materia elettorale: la legge truffa del 1953 e la legge Acerbo del 1924. 
Nel primo caso, va detto che la maggioranza era composta da quattro partiti e la legge prevedeva che la coalizione vincente avesse il 50% più un voto per ottenere il premio. E, comunque, l'elettorato non gradì, il premio non scattò e si tornò ad una legge elettorale condivisa. Quanto alla legge Acerbo. non abbiamo bisogno di fare commenti sulla sua natura e supponiamo (speriamo..) che Renzi non voglia richiamarsi a quel precedente.
 
La situazione, pertanto, è di gravità senza precedenti e si impone un intervento del Presidente della Repubblica, nella sua veste di garante della Costituzione.
Forse sarebbe opportuno che le opposizioni sollecitassero con una lettera comune questo intervento.
Se esso dovesse mancare, se nonostante tutto, l'Italicum dovesse essere approvato grazie a queste bravate e non trovare alcun argine istituzionale, alle opposizioni non resterebbe che meditare sull'opportunità di un Aventino generalizzato, abbandonando tanto i lavori di commissione quanto quelli di aula, sino a quando il Capo dello Stato, constatata la situazione, non sciolga le Camere, indicendo nuove elezioni, ma previa pronuncia della Corte Costituzionale sulla ammissibilità di questa legge.
Di fascismo ne abbiamo avuto già uno e ci basta.
 
 


4 commenti:

Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha detto...

La vera strategia di Renzi sull'Italicum:
E se non avessimo capito un accidenti di niente? E se il furbetto di Rignano ce lo stesse mettendo tutto (l'Italicum) dritto in quel posto? Ascoltate un po' quel che si sta dicendo tra i bene, benissimo informati di Palazzo Chigi e dintorni. Si dice, si mormora, si sospetta. E alla fine ci si è convinti: qui c'è il trucco.

Tanto per cominciare, non credete al premier bullo quando giura che, se non passa l'Italicum, lui è pronto a trascinare tutti al voto.

E' solo un bluff, con cui intorta e ricatta la generazione dei Naccarato, degli Scilipoti, degli alfanoidi senza futuro che, pur di fare un giorno in più di legislatura, sarebbero disposti a vendere la propria madre all'Isis. E figuratevi, suvvia, se questi non gli votano l'Italicum di corsa!

In realtà, l'astuto English Fucker di palazzo Chigi al voto adesso non ci andrebbe mai e poi mai. Non ne avrebbe il coraggio, non con il Consultellum in vigore, con il quale le sue speranze di tornare a palazzo Chigi sono esattamente pari a zero. E lui, proiezioni alla mano, lo sa benissimo.

Al massimo, ecco, si mormora che Pittibimbo potrebbe fare il beau geste di salire al Colle per dimettersi, al che Mattarella gli darebbe un buffetto sulla guancia e poi lo rimanderebbe alle Camere per proporre un Renzi II. Nuovo governo, nuovi ministri, nuovi sottosegretari. E via dalle palle un po' di rompicoglioni, per esempio quella ministra Giannini che nessuno sopporta più, né al governo né a scuola.

E questo scenario, tenetevi forte, sarebbe il meno.

Le vere bombe sono altre. E sono due.

La prima: non credete a Renzuccio, quando giura che, se gli passano l'Italicum, la legislatura XVII andrà avanti fino al 2018, o quanto meno fino al 1° luglio 2016, che è poi la data in cui entrerebbe in vigore la nuova legge elettorale per la Camera. Nulla di più falso. Il Parlamento ha appena convertito in legge un decreto legge che ha fissato la data del 31 maggio per le elezioni regionali. Qualcuno ha obiettato? Ma no. Perchè mai avrebbe dovuto farlo?

Per un motivo semplicissimo, che è però sfuggito ai non-tecnici: grazie a questa legge è stato fissato un precedente devastante, cioè che è possibile modificare, con un semplice decreto legge, le date di TUTTE le elezioni e di tutti gli adempimenti connessi. Non solo quelle regionali, eh. Il principio vale per tutto e per tutti. E se Renzi vuole fissare nuove elezioni già nel 2016, senza aspettare che l'Italicum entri in vigore, chi glielo potrà impedire? Nessuno. Si fa il suo decretuccio e via.

E la seconda bomba? E' il vero colpo che il mostro di palazzo Chigi ha dato alla democrazia italiana, grazie all'Espositum. Ricordate l'emendamento kamikaze alla legge elettorale, quello presentato dall'oscuro senatore Pd Stefano Esposito (a proposito: sta facendo già una brillante carriera, è commissario del partito a Ostia) ma in realtà scritto da Paolo Aquilanti, oggi neo-segretario generale di palazzo Chigi e allora badante "tecnico" dell'inesperta ministra alle Riforme, madonnina Boschi?

Bene. Anche i più sagaci lettori di quel testo non si sono accorti della pericolosa furbata messa a punto da Aquilanti per conto del premier. Grazie a quell'emendamento-killer, l'Italicum, e diversamente dalle altre leggi elettorali, NON è referendabile. E' una legge tecnicamente scritta, cioè, in modo da non poter essere sottoposta a un eventuale referendum popolare per correggerla o annullarla. L'Italicum ci toccherà tenercelo esattamente come uscirà dalla Camera, dove la minoranza Pd fa tanta ammuina ma alla fine lo voterà senza aver capito un cazzo di quello che sta davvero votando.

Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha detto...

Morale della storia?

A Montecitorio la legge passerà esattamente com'è ora, senza manco cambiare di una virgola. Nessuno potrà, a quel punto, chiedere un referendum per modificarla: la Corte Costituzionale sarebbe costretta a dichiararlo inammissibile.

E con queste due bombette in tasca, bell'e pronte per esplodere, il mostro di Rignano avrà fregato tutti. Fisserà le elezioni quando gli piacerà, con un semplice decretuccio (bomba uno) e avrà blindato l'Italicum senza più permettere ad alcuno di scassargli gli zebedei (bomba due).

Appena possibile manderà tutti a votare per espellere dal Parlamento i dissidenti interni al partito e gli scarti esterni al governo, alfanoidi per primi.

E noi tutti avremo da imparare il fiorentino, lingua ufficiale della nuova era renzista.

Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha detto...

Italicum, Beppe Grillo dà del fascista a Renzi, ma sull'Italicum è pantomina. E una ventina di grillini pronti al soccorso
Va in scena la finta opposizione dei grillini sull’Italicum. Alle quattro del pomeriggio, mentre i suoi in Aula urlano al fascismo, il blog di Beppe Grillo apre così: #Marcia5Stelle per il reddito di cittadinanza, quarta tappa: Firenze. Per trovare un argomento attinente con la giornata va letto il post su Gennaro Migliore, una volta contrario alla legge oggi relatore convertito sulla via del renzismo: Migliore, il trottolino amoroso #noitalicum. Uno sfottò, al massimo un attacco politico di routine. Solo quando la seduta alla Camera è finita, Grillo twitta: “Scempio #fiducia Italicum: nessun segnale da Mattarella. Dopo moniti di Napolitano, l'estrema unzione silenziosa del Quirinale. Eia eia alalà”. E poi: "Alla Camera è emergenza democratica! La Boldrini non muove un dito! Guardate cosa sta succedendo. Accadde solo ai tempi del fascismo".

Il minimo, considerati i precedenti. E fuori tempo massimo: "Che Renzi metteva la fiducia - dice un dem - lo sapevano pure i muri. Invece di twittare a cose fatte poteva riempire prima le piazze". Invece nessuna chiamata alle armi. Nulla a che vedere con i tempi di Rodotà-tà-tà, quando Grillo improvvisava discese su Roma convocando manifestazioni di fronte al Parlamento. Il quale Rodotà, tra l’altro, era a un convegno a palazzo Madama, a pochi passi dall’Aula della “vergogna” e non ha lanciato alcuna crociata. Luigi Di Majo attraversa il Transatlantico con passo rapido. y

Comitato Cittadini per la Trasparenza e la Democrazia ha detto...

Scusi, Di Majo, ma di fronte alla fiducia? “Vedremo, se Renzi ci provoca, reagiremo”. Ma la reazione è al minimo sindacale. In Aula si alza Fabiana Dadone, a nome del gruppo: “E’ un momento buio per quest’Aula e per la democrazia di questo paese. Che urgenza c’era?”. Di fronte al momento buio però, oltre le urla, il nulla. Non una manifestazione convocata fuori dalla Camera, come ai tempi dell’elezione del capo dello Stato. Nessuno sale su un tetto. E dire che, quando i grillini si arrampicarono, lo fecero di fronte all’esame preliminare della verifica della Costituzione: “Roba che sul voto di fiducia sulla legge elettorale dovresti salire sulla torre Eiffel” dice un dissidente cacciato. Nessuna occupazione della commissione, come pure è accaduto. Nessun Aventino.

Anzi Toninelli, colui che gestisce il dossier per il movimento, dice all’HuffPost con aplomb anglosassone: “L’obiettivo massimo è che l’Italicum non passi. Quello minimo è che esca indebolito con Renzi che prende meno voti rispetto alla maggioranza che ha sulla carta”. Insomma, uno schiaffetto, non una chiamata alle armi. E c’è un motivo se i pentastellati fanno la più classica delle pantomime: qualche urlo, opposizione al minimo sindacale e piazze vuote. Ed è che, proseguono fonti informate, “questa legge ai Cinque stelle va benissimo”. E non è un caso che il “reggente” Rosato, nel corso del suo intervento, ricorda che – nel corso del primo incontro in streaming – furono proprio i grillini a chiedere il premio alla lista e non alle coalizioni. Renzi ha diversi ambasciatori che parlano con Di Majo ma anche con i singoli parlamentari: “Ma dove la trova Grillo una legge migliore di così per lui? A Grillo vanno bene i due punti fondamentali della legge elettorale che sono le liste con i capolista bloccati, perché così stabilisce il gruppo parlamentare, e il ballottaggio, perché, con questi rapporti di forza, il ballottaggio è tra Renzi e lui”. Ed è per questo che tutta la tattica dei Cinque stelle, al netto della facciata, non disturba il manovratore. Anzi, sul voto finale potrebbe arrivare proprio dai cinque stelle un piccolo soccorso a Renzi. “Venti, trenta voti” dicono quelli che con i Cinque Stelle ci parlano.

Un’altra ventina arriveranno invece da Verdini. In verità sono già arrivati nel voto di oggi sulle pregiudiziali di costituzionalità e hanno bilanciato quella trentina della sinistra dem che hanno votato contro le indicazioni del gruppo. Perché è chiaro che pure l’opposizione di Forza Italia è, quantomeno inefficace. Un azzurro alto in grado dice: “Ma come diavolo facciamo a dire che siamo al fascismo su una legge uguale a quella votata al Senato? Brunetta urla, metà dei nostri la votano. E Berlusconi appare distratto mentre sui giornali leggiamo che è in trattativa con Vivendi per Mediaset. Figuriamoci se riempie le piazze contro il governo”. Già, figuriamoci. In Aula le urla. Fuori l’opposizione che non c’è. Una pantomima, appunto.

Fonte: http://www.huffingtonpost.it/2015/04/28/italicum-grillo-renzi_n_7161978.html?utm_hp_ref=ital

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