martedì 26 maggio 2015

A difesa degli alberi nostrani: la battaglia di Rosanna e del suo comitato.

Dal giornale Vegamente

Salve Rosanna puoi spiegare ai lettori di Vegamente.com cosa è la capitozzatura degli alberi? Come mai questa pratica è sconsigliata?
La capitozzatura è la più dannosa tecnica di potatura degli alberi, eppure, nonostante più di 30 anni di letteratura e di seminari per spiegare i suoi effetti nocivi, essa rimane una pratica comune, ma non è un metodo adeguato di riduzione dell’altezza ed in generale delle dimensioni della chioma e non riduce il pericolo né di ribaltamento né di cedimenti. In realtà, essa renderà l’albero più pericoloso nel lungo termine. Difatti, è una pratica che indebolisce gli alberi.
La capitozzatura può rimuovere fino al 100% delle foglie dell’albero. Le foglie sono gli organi concui l’albero produce il proprio nutrimento; rimuovendole con la capitozzatura l’albero rimane senza l’energia necessaria ad alimentare tutte le sue parti. La perdita di così tante foglie attiva un meccanismo di sopravvivenza che consiste nella produzione di rami di lunghezza maggiore ma più esili (come avete potuto vedere!), così che l’albero possa recuperare, il più velocemente possibile, il suo volume fogliare. Questi rami hanno origine dalle gemme latenti che l’albero produce lungo il fusto e le branche e dalle gemme avventizie che si formano a livello dei grossi tagli. Tale meccanismo di sopravvivenza richiede però un grande impiego di energia che l’albero preleva dalle sue riserve. Se l’albero non possiede una riserva di energia sufficiente, il rischio che muoia o che si ammali è molto alto. Un albero capitozzato è più vulnerabile agli insetti e alle malattie. Alcuni insetti sono effettivamente attratti dalle sostanze chimiche rilasciate dai tessuti interni esposti come vere e proprie ferite. I tagli della capitozzatura consentono un facile accesso alle parti interne dell’albero ai funghi agenti di carie del legno (alburno e durame) causandone il degradamento, provocando cavità erendendo meno robusta la struttura. L’asportazione di una così grande quantità di foglie produce poi una grande quantità di radici morenti che minano l’ancoraggio dell’albero e causano una perdita di apporto di sali ed acqua.
A tal proposito avete visto i tigli caduti al suolo su via dei Sanniti? C’è un interessante servizio di Gazzetta di Benevento, leggetelo! Quello che è certo è che un albero capitozzato ha un’aspettativa di vita molto inferiore rispetto ad un albero potato correttamente.
La capitozzatura è una pratica criminale molto pericolosa: i rami generati a seguito di un taglio di capitozzatura sono inseriti superficialmente al ramo. Questi rami hanno un’inserzione debole e possono facilmente spezzarsi.
La naturale ramificazione di un albero è una meraviglia biologica. La capitozzatura distrugge irrimediabilmente la forma naturale di un albero lasciando, al posto di ramificazioni proporzionate e armoniose, orribili monconi. Senza foglie (fino a 6 mesi l’anno in climi temperati), un albero capitozzato appare sfigurato e mutilato; nel periodo vegetativo è una palla di fogliame, densa e senza grazia. Esso non potrà mai più tornare alla sua forma naturale. La potatura degli alberi è un intervento difficile e pericoloso e deve essere eseguita da un arboricoltore professionista. Solo un arboricoltore è in grado di determinare il tipo di potatura necessaria per migliorare la salute, l’aspetto e la sicurezza dei tuoi alberi. Sicuramente, un arboricoltore non consiglierà mai di fare, né farà una capitozzatura!
Quando un albero deve essere ridotto in altezza o diventa troppo ingombrante è possibile ridurne la chioma senza distruggerne l’armonia e, soprattutto, senza grossi tagli. Se un ramo deve essere accorciato, lo si può fare rimuovendolo a partire dall’inserzione con un ramo secondario (taglio di ritorno). In questo modo l’albero è in grado dirimarginare la ferita del taglio in un lasso di tempo accettabile. Le regole da rispettare sono: il diametro del ramo laterale non deve essere inferiore ad un terzo del diametro del ramo asportato; non dovrebbero essere rimossi rami con diametri maggiori di 7-10 cm; non dovrebbe essere rimosso più del 30% delle foglie.
Cosa è successo a San Giorgio del Sannio?
A San Giorgio è stato causato con una leggerezza che fa rabbia, lo scempio ambientale di ben duecento alberi di tiglio.
Abbiamo visto di punto in bianco aggredire con squallide motoseghe la chioma dei tigli storici di tre alberate: viale Spinelli, via Roma, via dei Sanniti e gli alberi, unico patrimonio arboreo di un paese cementificato, sterile e inquinato, ridotti ad appendiabiti di un film horror.
Di tutto questo abbiamo informato il magistrato Cantone e l’Anac, poichè oltre allo scempio ambientale abbiamo dovuto assistere alla violazione della legge sulla trasparenza e la corruzione.
Perchè hai deciso di intraprendere questa battaglia ambientalista?
Impossibile per noi non intraprendere questa battaglia ambientalista: UNA SCELTA DI SEGNO OPPOSTO AVREBBE SIGNIFATO CONNIVENZA e sostanziale omertà e acquiescenza.
Chi difende gli alberi, creature maestose ed indifese, dai vili attacchi degli amministratori, che non hanno un briciolo di sensibilità ambientale ed un minimo di cognizioni specialistiche in materia? E’ come affidare un essere umano ad un macellaio per un delicato intervento chirurgico.
La gente, e qui sta la nostra soddisfazione come comitato civico, anche se non si è incatenata agli alberi per impedire l’aggressione ai tigli, ha capito la complessità della questione, la pochezza dell’amministrazione ed ha fatto a gara per presentare istanze di accesso civico!
L’occultamento della verità è sempre sintomatico di malaffare, in piccole o immani proporzioni. Certo, ci fa specie che la magistratura locale e il Corpo Forestale dello Stato non abbiano ravvisato anomalie nel modus agendi del Comune.
Ciò demoralizza ma al tempo stesso corrobora il senso di giustizia e di legalità che connota ogni nostra iniziativa.
Di cosa si occupa il tuo comitato?
Il nostro comitato è nato all’indomani del maxi incendio del capannone Barletta e nasce come osservatorio sulla malagiustizia beneventana.
Stiamo poi cercando di rassicurare quanti a fronte di una tassazione esagerata lamentano il deficit di capacità contributiva, ponendo loro di fronte il dettato inequivoco della nostra carta costituzionale: pertanto qui i cittadini devono fare ciò che altrove fanno primi cittadini responsabili, reagendo ai diktat iniqui del governo centrale e della troika.
Anche per quanto concerne l’interruzione sistematica del pubblico servizio idrico la nostra posizione è inequivoca e consiste nel far valere il potere contrattuale degli utenti lasciati a secco, sospendendo per inadempimento del contratto sinallagmatico il pagamento delle bollette!
Per quanto concerne, invece, la nostra battaglia ambientalista sulla tutela dei tigli, forti dell’appoggio e del sostegno di Associazioni nazionali prestigiose come il Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio e la Società Italiana di Arboricoltura, abbiamo deciso di andare sino in fondo nella tutela del nostro patrimonio arboreo, mutilato da scelte aberranti dell’amministrazione in carica.
Per questo, ci siamo costituiti in Comitato civico di rimboschimento “Il Popolo degli Alberi e dei Giardini” ed abbiamo deciso di avviare una causa per danno biologico per i duecento tigli sfregiati e lesi.
Dopo questa nostra causa per danno biologico, avremo di sicuro fissato un punto fermo in tutta Italia nella tutela del patrimonio verde e degli alberi!
Sarà un modo comunque, di testare la sensibilità ambientale del Tribunale di Benevento…e non è impresa da poco. Pertanto confido nei preziosi suggerimenti e nella partecipazione dei cittadini.
Per concludere questa intervista, vorrei solo aggiungere che noi del Comitato possiamo anche sbagliare, ovviamente, ma sono numerosi i segnali che indicano una lettura della nostra attività, attenta, critica, a volte appassionata e poco orientata alla classica funzione consensuale.
Ne siamo felici perchè cerchiamo (e proviamo ad offrire) domande ricche di senso non consensi. La sola ipotesi di poter esser visti come “rassicuranti”, ci suscita orticaria, come quella di formare coscienze e identità.
Ci piacerebbe invece, semplicemente, mettere in comune qualche riflessione e un gran numero di attività ribelli.
Di cui nel nostro paesotto degradato e degradante, c’è un gran bisogno!

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